Isola di Lesbo – Il primo gennaio di un anno fa gli operatori di Greenpeace, Medici senza Frontiere e decine di volontari impegnati sull’isola per soccorrere i migranti hanno composto il simbolo della pace utilizzando più di 3000 giubbotti di salvataggio indossati dai rifugiati. Un omaggio a chi ha percorso il viaggio ed è riuscito ad “arrivare dall’altra parte”.
E’ il titolo della 50^ Giornata Mondiale della Pace, voluta da Paolo VI, che celebriamo il 1° gennaio 2017. Interessante la terminologia che è ripresa dai movimenti pacifisti. Sino a qualche anno fa sarebbe stata impensabile. Abbiamo in questo modo già nell’apertura un elemento di novità. Provo a raccoglierne altri mettendoli in fila per segnalare una strategia che va oltre la nonviolenza, ovvero l’intenzione di dialogare con tutti gli interlocutori possibili e di valorizzare tutte le esperienze possibili, andando oltre i confini della chiesa cattolica, per il bene prezioso della pace. Papa Francesco ascolta e indirizza le sue esortazioni ai popoli, ai governanti… sino ad arrivare ad ogni uomo e donna, bambino e bambina. Sorprende la sua citazione di figure ‘laiche’. Accosta Madre Tersa di Calcutta, premio Nobel per la pace nel 1979, a quelle del Mahatma Gandhi e di Martin Luther King, puntualizzando come gli operatori di pace non siano una esclusiva della Chiesa, ma si trovino nelle grandi tradizioni religiose e in ogni uomo di buona volontà. Egli raccoglie un anelito di pace che si alza da uno scenario inquietante e frantumato fatto di una guerra mondiale condotta a ‘pezzetti’. La tentazione della vendetta e della rappresaglia, che non rispettano la via della razionalità e dell’incontro, innescano solo una spirale pericolosissima e senza uscite, con corollario di distruzione, di sofferenza, di danni colossali per l’ambiente. Inedita la ripresa della ‘dottrina del cuore’ di Gaudium et Spes, che individua nel cuore dell’uomo la radice prima dei guasti dell’umanità, e la sua applicazione alla famiglia, forte della recente Esortazione Amoris Laetitia. La conversione, e quindi i cambiamenti e le rivoluzioni politiche, si fondano sull’educazione primordiale. Tra le pareti domestiche si apprende l’arte dell’incontro, della giustizia, della compassione, della cooperazione, dell’inclusione, della condivisione… del perdono. Le radici sane per una politica sana e nonviolenta vanno curate in partenza, al loro primo strutturarsi e radicarsi. Ultimo elemento di novità lo rintraccio nel proporre, senza falso pudore o aria di presunzione, le Beatitudini di Mt 5 come ‘Manuale’ per un progetto di pace per i leaders politici e religiosi di tutto il mondo. Può permettersi una proposta simile, senza apparire come figura che compie delle invasioni di campo, perché è un profeta di pace credibile, un’autorità morale riconosciuta a livello internazionale, uomo che accoglie e valorizza ogni posizione di bene. E in un mondo dove soffiano minacciosi nazionalismi e chiusure di ogni tipo il suo ‘messaggio’ suona come un canto di speranza atteso. Buon anno e… pace e bene!
Don Fabrizio