Amedeo Cencini – La vita spirituale e le scienze umane

Padre Amedeo Cencini, canossiano per vocazione, formatore, guida spirituale, psicologo e motivatore è intervenuto presso Casa San Girolamo – Spello affrontando il tema “La vita spirituale e le scienze umane. Integrazione tra spiritualità e psicologia” di cui vi propongo l’audio.

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Amedeo Cencini – Verso il Sinodo Giovani 2018

 

Papa Francesco ha indetto un nuovo Sinodo dei Vescovi che si terrà ad ottobre 2018 con tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

In continuità con quanto emerso dalle Assemblee sinodali sulla famiglia e i contenuti dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris Laetitia, il Papa sollecita la Chiesa ad accompagnare i giovani nel discernimento vocazionale e nel percorso di maturazione. La compilazione del questionario proposto dalla Segreteria del Sinodo permetterà di rileggere le pratiche pastorali  nell’ascolto dei giovani.  Abbiamo chiesto a P. Amedeo Cencini, partendo dalla sua esperienza di formatore e come membro della Segreteria del Sinodo, di aiutarci nel cammino di preparazione all’evento ecclesiale.
Ai seguenti link potrete ascoltare le varie provocazioni e i tanti spunti di p. Amedeo Cencini sui Giovani e sul Sinodo:

 

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Disorientati o integrati?

 

 

 

 

 

Renè Magritte – Decalcomania 1966

Agosto e settembre sono i mesi nei quali escono di norma le nuove nomine dei presbiteri. I giornali locali tentano, talvolta sparando lontano dal bersaglio, di anticipare la comunicazione diocesana, sapendo come sia l’argomento appetibile per il pubblico. In queste settimane stiamo registrando un sentimento di disorientamento nelle comunità cristiane coinvolte nei cambi. Spostamenti e traslochi sono parte integrante del curriculum dei preti diocesani. Essi sono dedicati per il bene della chiesa locale, tutta intera, e perciò itineranti e mai sedentari. Le ragioni del cambio vanno dal banale posto vacante, il quale evidentemente va presidiato, a tensioni personali o pastorali da alleggerire fino ad arrivare a dei progetti da sperimentare. Lo spaesamento è più che comprensibile e i motivi sono presto detti: non si comprende la sensatezza di scardinare degli equilibri e dei ritmi costruiti con fatica; la separazione viene avvertita in primis come un lutto difficilmente elaborabile; si teme che il temperamento e la sensibilità di chi arriverà vadano in conflitto con i progetti della comunità… La risposta, ovvia, per trovar soluzione a tali disagi sta in un appello alla maturità di presbiteri e comunità. A mio giudizio esistono anche delle vie pastorali possibili, le quali possono consentirci di evitare paure senza fondamento o cortocircuiti dannosi tra fedeli e nuovo pastore. Innanzitutto il disagio vissuto ci esorta ad una accelerazione del processo di avvio delle Unità Pastorali. Siamo ancora ai primi timidi passi. Alcune reti inter parrocchiali arrivano a stento ad accordarsi sugli orari delle messe. Esistono già tuttavia delle interessanti esperienze di pastorale battesimale o di iniziazione cristiana dei ragazzi condotte a questo livello che, oltre a sgravare non poco le spalle del povero reverendo incalzato da mille urgenze, consegnano ai laici la giusta corresponsabilità ed imprimono alla pastorale ordinaria un carattere marcatamente missionario. Infatti, si incontrano le giovani famiglie nelle loro case, e si stabiliscono delle buone relazioni nelle quali adulti narrano la loro fede ad altri adulti in un contesto di accoglienza. Oltre a quella che potremo definire una integrazione pastorale tra parrocchie vicine, ne esiste una di tipo presbiterale. Si stanno moltiplicando esperienze di fraternità con presbiteri viciniori, superando il vezzo clericale della competizione e dell’isolamento olimpionico di un tempo, dove tutt’al più si faceva cameratismo con i preti della ‘classe’. Una fraternità che contempla forme differenziate, le quali vanno da modalità impegnative di vita comune alla buona prassi di incontrarsi settimanalmente per la preghiera, il confronto, l’amicizia, il pasto… la programmazione pastorale. I vantaggi quasi non abbisognano di essere verbalizzati. In uno scenario di reti amicali, presbiterali o comunitarie che siano, sostituzioni, avvicendamenti… e financo assenze (alcuni possono ritrovarsi con la canonica vuota) non saranno interpretati come sciagure da cui difendersi. Nell’integrazione non viene smantellata una progettualità. Essa ‘regge’ il tutto, e chi arriva, senza volerne umiliare libertà e fantasia, è chiamato ad inserirsi con sapienza ‘reggendo’  e lasciandosi ‘reggere’ a sua volta.

Don Fabrizio

Articolo pubblicato sul settimanale diocesano Il Popolo del 6.08.2017

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Enzo Bianchi – Le misericordie del Signore non sono finite

 

 

 

 

 

 

 

 

Sabato 17 giugno in Cattedrale a Concordia Sagittaria Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose, ha affrontato il tema “Le misericordie del Signore non sono finite – La speranza cristiana e le speranze umane”. L’incontro è stato organizzato dalla Forania Portogruarese, dall’Unità Pastorale Concordiese e dalla Pastorale sociale diocesana.

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Audio dell’intervento di Enzo Bianchi

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Metti in circolo la gioia

 

 

 

 

 

Venerdì 26 maggio 2017

Audio dell’intervento di Don Fabrizio De Toni, assistente unitario, alla Veglia Diocesana per la festa dell’ACR e adulti AC a Tamai

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In margine alla Visita Pastorale

Il Viandante sul mare di nebbia  è un dipinto a olio su tela del pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich, realizzato nel 1818

Tutti sanno che domenica 10 settembre andremo ad aprire la Visita Pastorale. Il documento che la illustra ‘Oggi devo fermarmi a casa tua’ (Lc 19,5) contiene una inquadratura teologica ed ecclesiale e termina con una parte tecnica. Al di là di alcuni contenuti innovativi, come l’enfasi data all’ascolto o il primato dato alla ‘flessibilità’ nel disegnare l’itinerario effettivo della VP in ogni singola unità pastorale, vi colgo una volontà di avviare e sostenere dei processi pastorali. In Evangelii Gaudium ai numeri 222-225 Papa Francesco insiste su un principio interpretato in chiave pastorale che recita ‘Il tempo è superiore allo spazio’, dove esorta a non riempire l’agenda di progetti, impegni, eventi diventando matti con la pretesa titanica e adolescenziale di arrivare immediatamente al risultato, di fare colpo agguantando il successo. Ciò che conta è avviare… processi,  una marcia nel tempo e dandosi tempo, passo dopo passo, tendendo all’orizzonte indicato dallo Spirito. La spiritualità della strada domanda pazienza, libertà di cuore, fiducia. Una serie di processi sono già avviati. Di essi è saggio prenderne consapevolezza e sostenerli. Uno dei processi prioritari è la sinodalità. Parafrasando San Giovanni Crisostomo si può sostenere che la Chiesa è sinodale (syn-odòs ovvero camminare insieme, sulla stessa strada) o non è chiesa. Da qui l’importanza degli organismi di partecipazione, come il Consiglio Pastorale, dove esercitarsi nel discernimento comunitario. Splendido osservare l’evoluzione degli operatori pastorali che superano il livello logistico, la smania di occuparsi solo di sagre e di processioni, per interrogarsi con il Vangelo alla mano sui passi da effettuare. La sinodalità è fatta di ascolto, tempi distesi senza fretta, superamento delle logiche aziendali dove il parroco pensa con alcuni eletti e incontra i rimanenti per distribuire incarichi. Strettamente collegato con la sinodalità è il processo di maturazione di una vera corresponsabilità laicale. E’ evidente che l’antico modello del prete nordico-italiota tuttofare, imponente macchina ideativa e organizzativa, non regge, anzi emerge in tutto il suo clericalismo. La scoperta della dignità laicale, cinquant’anni dal Concilio Vaticano II sono poca cosa, invoca un pastore che si muova come un abile ‘talent scout’, ovvero ‘scopritore di talenti’. Egli dovrà apprendere a valorizzare, ad aiutare e a farsi aiutare, a non accentrare, a spartire parti rilevanti del suo servizio. I laici d’altro canto è opportuno stiano in guardia da atteggiamenti rivendicativi che generano incomprensioni e competizioni inutili. Viene da sé come l’impostare una leadership condivisa sarà frutto di un lungo percorso. Non ci sono ricette preconfezionate. E’ un terreno sul quale procedere sperimentandosi, osando, innovando obbedienti alla Parola e allo spirito di fraternità. Il luogo dove avviare cammini rimane certamente la parrocchia. Essa non è una forma desueta da rottamare. Andrà sapientemente e tenacemente messa in rete con le parrocchie sorelle vicine. Il processo di avvio delle unità pastorali è ancora ai primi vagiti. Se le scambiamo per sovrastrutture imposte dall’alto, come un ulteriore aggravio per le gracili spalle del reverendo di turno, non andremo molto lontani. Sono piuttosto una forma di comunione e di cooperazione per sostenersi, arricchirsi reciprocamente, e per una azione ecclesiale più incisiva. Mettersi ad elaborare piani pastorali a tavolino affaticherà solo lo spirito. E’ incontrandosi, provando a discernere insieme, facendo delle esperienze comuni che ci si affiata, ci si apprezza e si intuiscono le scelte da compiere. Ed infine permettetemi di evocare un ultimo processo pastorale che va sotto il nome di ‘conversione missionaria della pastorale ordinaria’. Una sfida che dovrebbe entusiasmarci. Certe posizioni minimaliste della serie ‘i preti sono stanchi, poverini, non tormentiamoli, è sufficiente che recitino il breviario, dicano messa e vadano a trovare i malati, lasciamo stare tutta questa storia della chiesa in uscita’ le trovo di un disfattismo che fa a pugni con la permanente volontà di riforma dello Spirito Santo. Sono pure fuori posto i propositi faraonici di trasformazione, che il più delle volte si rivelano dissanguanti moltiplicazioni di cose già viste. La pastorale estroflessa e missionaria immagino sia possibile nel lavoro concertato tra molti. Genialità solitarie e carismatiche sono abili solo ad accendere fuochi di paglia. Inoltrarci nel futuro con speranza, in compagnia del Risorto, sarà così una esperienza di fraternità gioiosa, una carovana solidale, un santo pellegrinaggio (cfr EG 87).

 

Don Fabrizio De Toni

Vicario Episcopale per la Pastorale

Articolo pubblicato su Collegamento Pastorale (diocesi di Concordia-Pordenone) del 15.05.2017

http://www.diocesi.concordia-pordenone.it/diocesi_di_concordia___pordenone/uffici_di_curia_e_servizi_pastorali/00004156_Collegamento_Pastorale.html

 

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I sogni rubati dei giovani

Guardando alla realtà pastorale di casa nostra e specificatamente ai giovani si rimane rincuorati. Nasce un sentimento di fiducia per il futuro e di gratitudine allo Spirito. E’ sotto gli occhi di tutti l’importante fetta di teenager, e non solo, attivi nel gruppo scout e nel gruppo animatori Grest. Quest’ultimo funziona a ‘fisarmonica’ allargandosi e contraendosi in base a disponibilità durante l’anno pastorale e servizi richiesti. Alzando di molto lo sguardo intravvediamo il prossimo Sinodo sui giovani dal titolo ‘I giovani, la fede e il discernimento vocazionale’, che si terrà nell’ottobre del 2018. Da uno scenario a 360°, che passa dal ‘domestico’ e locale all’internazionale, ‘glocal’ come si dice oggi, espongo due valutazioni personalissime. Più che sui giovani, vado a riflettere sul mondo degli adulti, che in maniera importante agisce su di loro tanto da determinarne sensibilità e scelte. Andando al sodo, sono del parere che la crisi dei giovani trova la sua origine nella crisi degli adulti. E’ l’adultità oggi la grande assente. Le persone mature hanno smesso i panni dell’adulto per vestire in modo permanente quelli del giovane. Lo si vede dall’abbigliamento casual, nella cura maniacale del corpo e del viso (anti aging) per cancellare o ritardare i segni inesorabili del tempo, nella frequentazione maniacale di palestre e beauty farm. Padri e madri che entrano in penosa competizione con i figli. Da una parte il genitore super sportivo e dall’altra il figlio rammollito e invecchiato anzi tempo, oppure una madre con piercing all’ombelico e una figlia che non scopre nemmeno il collo, munita di capelli unti. Adulti che inseguono il mito dell’eterna giovinezza, che copiano gusti, ‘social’, abitudini, ritmi dei giovani. Un bel disastro educativo! Infatti, quest’ultimi necessiterebbero di un riferimento con cui confrontarsi e non di finti giovani. I figli rimangono spiazzati, debbono cercare altre zone e modalità per esprimersi, vedi per esempio la ricerca di altri social rispetto a Facebook, non trovano più interlocutori credibili che possano vantare esperienze vissute e passaggi di crescita compiuti. Ci credo che a questo punto papà e mamma sono dei grandi ‘rompi’! Dove possono gli adolescenti e i ventenni misurarsi con profili e scelte di maturità e di responsabilità, almeno di gente che accetta la realtà per quello che è, se sono circondati da cloni uguali a se stessi? Chi gliela insegna più a loro la bellezza della fede matura, la verità evangelica di ‘perdersi per ritrovarsi’, la gioia di amare per sempre? Se da un piano educativo balziamo ad uno sociale e lavorativo le cose non stanno meglio, anzi confermano la tesi di giovani costretti in spazi chiusi… perché già occupati da altri. E’ noto come il tasso di disoccupazione giovanile sia stratosferico. Vuoi i vantaggi economici, vuoi le nuove regole su lavoro e pensione, o la crisi in atto e non ultimo il bisogno di sentirsi vivi e prestanti, sta di fatto che il mondo adulto non lascia campo e possibilità ai nuovi entranti. L’unico contentino sta nel fatto che la stragrande maggioranza delle famiglie coccola e vizia i suoi ‘pargoli’. Ma se ‘internamente’ la famiglia provvede con affetto, ‘esternamente’ la famiglia sociale si presenta con il volto della matrigna che proprio non gradisce altri tra i piedi. E’ proprio arrivato il tempo per un esamone di coscienza. Già se riduciamo la nostra invadenza e smettiamo di fare gli eterni adolescenti poniamo la premessa indispensabile per imparare ad ascoltare i figli e ad accompagnarli nel discernimento delle scelte di vita. A loro vanno restituiti i sogni involontariamente rubati.

Don Fabrizio

(Articolo pubblicato su Iride – Bollettino della parrocchia di Villotta-Basedo, maggio 2017)

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Marcello Sorgi ed Enzo Bianchi: stare nell’atrio e sulla soglia per annunciare il Vangelo.

XVI Assemblea Nazionale -Azione Cattolica

Fare nuove tutte le cose.
Radicati nel futuro, custodi dell’essenziale

Venerdì, 28 aprile 2017

Durante il dialogo serale tra Marcello Sorgi, giornalista attento alla realtà politica e sociale italiana, ed Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose, l’immagine che provoca e fa riflettere è quella dei cristiani che stanno nell’atrio e sulla soglia della Chiesa. Cristiani pronti ad annunciare all’uomo d’oggi la bellezza del Vangelo.

Di seguito è possibile ascoltare l’audio della serata.

Audio Marcello Sorgi ed Enzo Bianchi

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Francesco: “Mi raccomando, NON occhi dietro la testa… ci si schianta!”.

 

 

 

 

 

 

Audio del discorso di Papa Francesco per i 150 anni dell’Azione Cattolica 

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“Avere una bella storia alle spalle non serve per camminare con gli occhi all’indietro – fareste uno schianto – non serve per guardarsi allo specchio – tanti siamo brutti, è meglio di no! – non serve per mettersi comodi in poltrona: questo ingrassa e fa male al colesterolo”… è con queste parole che Papa Francesco oggi si è rivolto ai soci di Azione Cattolica presenti in Piazza San Pietro per festeggiare i 150 anni dell’Associazione. Ha proseguito poi incoraggiando a continuare ad essere popolo in cammino, discepoli-missionari pronti a prendersi cura di tutti, a crescere umanamente e nella fede e ad essere testimoni gioiosi dell’amore infinito del Signore.

 

 

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Serena Noceti – Una Chiesa anche al femminile: Uno sguardo ecclesiologico. Donne che “fanno” la Chiesa

 

 

 

 

 

Sabato 11 marzo 2017 presso la Casa di Spiritualità dei Santuari Antoniani di Camposampiero (PD) si è tenuto il convegno “Una Chiesa anche al Femminile. Innovazione o eredità?”.

Audio della relazione “Uno sguardo ecclesiologico. Donne che “fanno” la Chiesa” di Serena Noceti  Teologa, vicepresidente dell’Associazione Teologica Italiana. 

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