‘Egli si indignò, e non voleva entrare.’ (Cfr Lc 15). E’ la reazione del fratello maggiore nella parabola del Padre misericordioso. Si arrabbia forte il nostro amico. Si impunta, si irrigidisce, è tutto tranne che il volto della misericordia. Ho sentito un predicatore dissertare sulla ‘violenza dei giusti’ di cui il fratello maggiore è un degno rappresentante della confraternita. A mio parere è un autentico disastro psicologico, relazionale e spirituale assieme. Invidioso perché il minore se l’è spassata con le prostitute e dopo essersi divertito si gode pure la festa del Padre. Geloso dell’accoglienza del Padre. Ingrato ed incapace di gioire di tutto ciò che condivideva con il genitore. Gelido, infatti non dice ‘mio fratello’, ma ‘tuo figlio’. E talvolta questo disastro lo siamo ad iniziare da noi stessi. Ricordo che, quando a 32 anni scoprii il mostro che si agitava nel mio mondo sotterraneo, volevo prendermi a sberle, a calci. Mi sarei ‘strangolato’ se avessi potuto, senza avvedermi di recitare la parte del fratello maggiore risentito e arrabbiato. Solo allora ho compreso sino alle lacrime quanto è terapeutico ed evangelico imparare a perdonarsi e a non avere troppa fretta di convertirsi.
4 thoughts to “Musone”
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se non lascio che Dio metta quotidianamente un ‘cuore nuovo’ in me, è sempre alla porta il rischio che rimanga un ‘fratello maggiore’.
Quando ero ragazza e fino a diversi anni fa mi sono spesso immedesimata nel “fratello maggiore” e mi dicevo “non è giusto che il fratello minore venga accolto in quel modo !”… Ma diventando mamma mi sono accorta che più un figlio ti si allontana o lo vedi in difficoltà e più lo ami, attenti però senza amare di meno gli altri… è un concetto difficile da esprimere.
Per un figlio, sangue del suo sangue, un genitore può sacrificarsi, fare i salti mortali… quindi mi chiedo cosa può fare Dio per noi suoi figli… centomila volte di più di quello che noi umani siamo capaci di fare…. quindi anche se a volte ci sentiamo “quel figlio minore” abbiamo la fede di credere che Dio riuscirà ad accoglierci e ad amarci “così come siamo”. Ed ecco che mi viene in mente una preghiera che mio padre scrisse nel letto di ospedale pochi mesi prima di lasciarci, aveva ripescato dalla sua memoria una lettura fatta e ci aveva messo tutto se stesso e la sua sofferenza:”Signore, Tu conosci le mie miserie, le lotte e le tribolazioni della mia anima, le deficienze e le infermità del mio corpo; ma dimmi che mi ami così, come sono.
Se aspetto di essere perfetto per abbandonarmi al Tuo amore temo che non Ti amerò mai: per ora posso offrirti l’amore di un povero cuore, le mie debolezze, il desiderio di lavorare con amore.
Semplifica le mie complessità, dammi la forza quando dovrò soffrire,
non stancarti di me, prendimi per mano: amami come sono.”
‘Per ora posso offrirti…’, passaggio questo che mi commuove. In ogni caso è bene tener presente che la perfezione ‘agognata’ non arriverà mai, forse nemmeno nell’altra vita perchè la perfezione di Dio è altra da quello che abbiamo in testa noi. E quello che papà offriva non è un accontentare Dio in attesa di qualcosa di meglio, ma è proprio ciò che Lui desiderava e desidera.
PERDONO
Signore, Ti prego, spazza via dal mio cuore ogni sentimento che mi allontana da Te,
che oscura la Tua luce, e avvolge il mio cuore in una dura corazza,
impedendomi di sentire il Tuo amore, la Tua vicinanza.
Signore, Ti prego, spazza via dal mio cuore,
la rabbia, il rancore, l’orgoglio, l’amor proprio e la superbia,
e fai entrare al loro posto,
l’umiltà, la compassione, la gratitudine, la fede e la pace.
Solo così il mio cuore potrà tornare a battere d’amore per Te e per gli uomini;
solo così potrò di nuovo irradiare la Tua luce;
solo così sarò capace di donare il mio perdono ai miei fratelli,
e sarò degno di ricevere il Tuo.
Amen.