L’eccedenza del Natale

Gli articoli di apertura dei bollettini parrocchiali a ridosso delle feste religiose tradizionali non di rado li trovo scontati e noiosi, retorici e ripetitivi. In questo caso il genere letterario è quello parrocchialese, infarcito di moralismo e un tantino forzatamente speranzoso. Ho sempre detestato scrivere cose di circostanza. La tentazione mia piuttosto è quella di scivolare sul fronte opposto, di essere a tutti i costi originale, almeno nei titoli, ed in buona sostanza vanitoso e non proprio comprensibile. Tuttavia frugando nel cuore e lasciandolo parlare all’approssimarsi del Natale percepisco che Dio ci sorprende con la sua eccedenza, ci spiazza con la sua tenerezza e genialità misteriosa. È il nostro, quello di Gesù Cristo, un Dio eccedente. Questa sua esuberanza la colgo almeno in tre versioni.

Eccedenza amorosa. Così il celebre passo del Vangelo di Giovanni: ‘Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito’ (Gv 3,16). C’è da incantarsi! Non gli è sufficiente piegarsi su di noi, mettersi sulle nostre tracce come con Adamo nel giardino paradisiaco, intenerirsi e quindi agire abbracciandoci come madre. Lui si coinvolge, desidera fare esperienza reale di noi, farsi come noi, donare il meglio di sé, donare il Figlio. Eccede, va oltre, supera le proporzioni del bene. Gli bastava investire molto meno per togliere la spada fiammeggiante che bloccava l’accesso all’eternità. Mediocri allora certi nostri stili di vita eccessivamente preoccupati di sé, della propria salute, dove si tende a salvarsi e a conservarsi ad ogni costo. Scelte ed abitudini apparentemente sagge, ma in realtà prive di slancio, povere di dono, assolutamente non eccedenti e alla fine inconcludenti. L’altro lato della medaglia è l’iperattivismo, la frenesia, l’euforia lavorativa… lo stress. Eccedenza questa malata e altrettanto  inconcludente, anzi distruttiva. La contemplazione del presepio ha tantissimo da insegnare.

Ascoltando ancora il cuore trovo una seconda eccedenza, una eccedenza di normalità. Gesù non nasce nello squallore come troppa tradizione ha insistito, ma nel massimo della normalità, nella parte della casa riservata agli attrezzi e agli animali per pudore e decoro essendo gli ambienti intasati di famigliari. Maria non si eccita come una velina televisiva, ma agisce con naturalezza e disarmante normalità, lo avvolge in fasce. È ciò che   poteva e doveva fare come madre. Poi silenzio e obbedienza casalinga ed educativa per trent’anni: spiazzante normalità. Immediato il contrasto salutare avvicinando tale normalità con il nostro chiasso contemporaneo, fatto di apparenza, di immagine, di fama, di sovraesposizione effimera. Schiacciante normalità quella di Dio che celebra quanti si immergono nel quotidiano e nel feriale senza strepito e con responsabilità. Stimolante ed incoraggiante scoprire quanti s’avvedono della meraviglia che abita la normalità, fratelli e sorelle che apprezzano ogni frammento di bene, che intuiscono ovunque i segni della provvidenza e della generosità dell’Altissimo, che gioiscono con gratitudine per ogni gesto di pazienza, di perdono, per ogni relazione, per ogni sorriso e volto incontrato, dove vi leggono l’eccedente bontà di Dio che supera ogni tentativo di restituzione.

Da ultimo riconosco un eccesso di speranza. Per sostenerci ed aprirci all’ottimismo Dio ha deciso di piantare la sua tenda nel nostro accampamento, di fissare la sua casa tra le nostre. Lui è felice di spalancare le porte, di uscire tra i quartieri e lungo le strade, di invitarci alla festa preparata. Meschine allora, riduttive certe risposte rituali che trasformano il Natale nella festa dei doni, ovviamente da supermercato (sic!), o che al limite si accontentano entrando nella Sua casa di ottenere un piacevole struggimento del cuore, il quale poi ritorna alla consueta durezza. Risposte religiose di natura consumistica, che confondono il sentirsi in pace con il sentirsi bene almeno per un giorno. Esiste una eccedenza tutta da scoprire, da gustare, da godere. In ogni caso il fatto che si riempiamo le Chiese almeno per una notte sta ad indicare che il cuore batte per ciò che è grande ed eccedente. Si tratta della nostalgia di Dio, del bisogno della festa e della libertà. Speranza di lungo ed eterno respiro! Siamo più vicini alla sua eccedenza, alla verità e bellezza del Natale di quanto non sembri. Auguri!

(Natale 2009 – dal Bollettino delle Parrocchie della Val Meduna)

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2 thoughts to “L’eccedenza del Natale”

  1. ANNO DI GRAZIA

    Ti ringrazio Signore,
    della vicinanza e del calore della mia famiglia.

    Ti ringrazio,
    per le persone amiche da tanto tempo,
    e per quelle nuove che ho conosciuto.
    Dei sorrisi che ho ricevuto,
    e degli sguardi limpidi che ho incrociato.
    Per le mani che ho stretto,
    e per le parole che ho ascoltato.

    Grazie,
    per avermi permesso di scoprire il raggio della Tua luce,
    che si nasconde dentro a ognuno di loro.
    Una luce sempre nuova, sempre diversa,
    che non finisce mai di stupirmi.

    Ti ringrazio Signore,
    di essermi stato vicino,
    di avermi fatto sentire la Tua presenza sempre,
    e col Tuo aiuto,
    spero di essere riuscita a restituire agli altri,
    un po’ della grazia che hai dato a me…
    in quest’anno di grazia.

  2. REGALI DI NATALE
    Sotto l’albero di Natale, vicino ai pacchetti pieni di doni, il bambino guardando con quegl’occhi da diavoletto, con l’anima in paradiso, si rivolge alla mamma e dice: “Mamma ho fame”.
    Dimmi tesoro mio, cosa vuoi? Cioccolate, caramelle, pastine, panettone, torta, cosa bambino mio?
    Tu, noi abbiamo tutto. Cosa vuoi? Cosa desideri? Prima di soddisfare la sua golosità, per un solo minuto guardiamo nostro figlio, l’albero di Natale, il presepio e Gesù Bambino. L’atmosfera natalizia ci avvolge. La famiglia, l’amore dei nostri cari, i pasti, le feste. Per noi questi giorni sono di gioia e felicità…
    Dicendo le preghiere Natalizie, pensiamo a quanti bambini dicono: “Mamma ho fame”. Fame?!? Fame e sete. Chiudiamo gli occhi, vedremo un bambino che sta morendo di fame. Vedremo la sua mamma, mamma come le nostre, che guarda verso il cielo in cerca di una risposta.
    La sentiremo dire: “Dio perché? Dio, Dio perché?”. Gesù le risponde, ma lei non lo sente, dal dolore non lo potrebbe sentire.
    Risponde anche a noi, lo sentiamo bene, ci dice: “Buon Natale, buone feste, e pregate, pregate il nostro Padre, fino a quando anche quei bambini diventino dei diavoletti con le ali che mi sfiorano. Pregate, fino a quando non sentirete più parlare di guerre, di armi, di atrocità. Al cospetto di Dio siete tutti uguali. Perché volete vivere nell’angoscia e nel dolore il breve tempo della vostra vita?”
    Sono 2000 anni che Cristo ci dice sempre le stesse cose.
    Ascoltiamolo! Ascoltiamolo!
    Preghiamo per l’amore e per la pace. Dio Creatore ci sentirà.
    E quella Sacra statuetta esaudirà le nostre preghiere.
    Adesso è Natale. Tanti, tanti auguri di buone feste.
    Buon Natale e buon anno.

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