Intelligente e commovente, fino a farmi versare copiosissime e calde lacrime, il film di Alberto Fasulo ‘Genitori’. Alberto, regista friulano di San Vito al Tagl., sorprende con il suo docufilm girato all’interno di una stanza con un gruppo di genitori (da qui il titolo del film) con figli disabili, immergendosi tra le loro confidenze e confronti. Mi aspettavo una sequenza di interviste a genitori in difficoltà come se ne vedono alla tv in programmi di interesse sociale. Qui si va oltre. La naturalezza dei volti e delle parole, quasi come se la macchina da presa non esistesse, la cura del sonoro, il montaggio rendono la pellicola un film vero e proprio, una narrazione di storie che si intrecciano e dialogano, e…avvincono. La partenza è immediata ed intensa. Poi una impennata brusca, introducendo il tema della sessualità tra i disabili, fa salire alta la tensione. E Fasulo, che sembra aver giocato la sua carta più grossa, riesce genialmente a tenere sulla stessa altezza di attenzione tutto il percorso del film. Forse in quello che dico sono influenzato dal fatto di avere un fratello con disabilità e di conoscere personalmente una delle protagoniste. Tuttavia, piace anche a me a luci spente, nella penombra del backstage, condividere alcune considerazioni. Apprezzo moltissimo l’umanità del regista. Un uomo e professionista che evita la deriva del dolorismo e del pietismo, dando una lezione ammirevole di umanità, anche ad un prete come me. Conosco poco della vita personale di Alberto, ma la consonanza in me è evidente. Leggo dentro alla regia della sua opera una attitudine all’ascolto. Un ascolto paziente ed adulto. Colgo una mano che tocca con verità e affetto le storie dei ‘suoi’ genitori, senza forzare e violentare i protagonisti. Pur essendo un docufilm Fasulo ha saputo utilizzare al meglio il registro del linguaggio simbolico e del rimando. I figli non si vedono eppure si possono immaginare, sentendone quasi il respiro e l’odore. Straordinario l’audio che fissa tutte le variazioni timbriche ed emozionali della voce. Esse raccontano di rabbia e contentezza, di ansia e di pace, di smarrimento e di speranza. Nessun moralismo e nemmeno nessuna morale, eppure si intuisce la forte provocazione ad interrogarsi sul senso della vita. Dall’opera del giovane regista e dal gruppo di genitori mi arriva una lezione non finta, tremendamente vera, affascinante. Direi evangelica. Ovvero, dalle ferite, dalle prove della vita, dagli ‘scarti’ (come è nel lessico di Papa Francesco) si apprende l’arte della vita e la sua dignità. Di certo Dio non vuole il male e il dolore, e non gode delle tribolazioni e della morte dei viventi. Lui piuttosto agisce, come ha agito nella passione e morte del Figlio, per redimere la nostra debolezza e renderla feconda. Genitori è un film pieno di compassione, di vitalità e di speranza. Ecco perché sono grato a Fasulo e ai nostri amici che si sono aperti con libertà. Si può procedere, comunque vadano le cose, con fiducia ed ottimismo. Un giorno scopriremo stupiti la bellezza determinante degli scarti di oggi.
Articolo pubblicato su IRIDE, Bollettino parrocchie Villotta-Taiedo. Dicembre 2015