Provocatoria l’esperienza fatta recentemente in una grossa città europea. 750.000 abitanti, per la maggioranza cattolici. Mi riferisco alle messe, in oltre una decina di chiese differenti. Liturgie stanche e svelte, senz’anima. Che pena!
L’impressione di trovarmi di fronte ad un atto devozionale fatto su commissione. Uno spazio di… antievangelizzazione. Mi sono chiesto che cosa stavano raccontando queste messe, quale memoria stavano celebrando?
La sensazione era che esse fossero state quasi ‘staccate’ dalla storia di salvezza che dovevano narrare. Se non si attiva la memoria grata della Pasqua, di questo Dio che ci ama da sempre e per sempre, quale gioia è possibile provare? Quale bisogno si sente di professare apertamente la fede e di condividerla?
La provocazione spirituale mi ha portato a fare un tipo di ragionamento sulla creatività, o meglio sul rapporto che intercorre tra memoria e creatività ecclesiale e pastorale. Sono del parere che la vera fantasia pastorale è figlia di una buona memoria. Solo il credente che recupera la memoria della sua esperienza di fede, e lo fa con riconoscenza, proverà gioia. Avvertirà una contentezza profonda. Un sentimento che fa respirare la sua anima e la tonifica. È la percezione di essere stato amato e salvato. Sarà tale festa interiore che lo spingerà a dichiarare, a professare la sua fede. E non solo liturgicamente, ma con la vita. Ed è a questo punto che fa capolino la creatività. Il credente tonico ed intraprendente, dinamico e gioioso troverà modi e forme inedite per raccontare la bellezza della fede. Non gli mancheranno idee, spunti, fantasia, intuizioni, freschezza per divenire un protagonista dell’evangelizzazione. Lo farà lasciando parlare il cuore insieme alla mente. Non ripeterà gesti, riti e parole stanche. Diventerà contagioso, attraente. Non conoscerà noia. La memoria grata di questo credente attivo nella missio, oltre a renderlo creativo e mai ripetitivo, lo spingerà a far tesoro delle esperienze altrui. Non disprezzerà nulla, ascolterà con interesse, imparerà e si collegherà spontaneamente a tutti coloro che stanno lavorando nel cantiere del vangelo con creatività. Essa è migliore quando è il frutto paziente e maturo di un gioco di condivisione e di ideazione collegiale. Se non fosse così la creatività sarebbe una operazione improvvisata, impulsiva, un adolescenziale rincorrere i palloncini colorati dell’ultima trovata pastorale, magari cimentandosi in imprese improbabili ed ingenue. Oppure si spegnerebbe inesorabilmente lasciando il posto ad un eterno copia e incolla, alla praticaccia rudimentale, al formalismo.
Il sussidio per l’Avvento che abbiamo predisposto come Sezione Pastorale intende andare nella direzione di una sana creatività, mobilitando le teste e le fantasie di molti.
Evidentemente è uno strumento piccolo e povero che tuttavia, se preso sul serio, può mettere in moto a sua volta l’impegno a custodire la nostra memoria credente e a divenire fantasiosi coattori dello Spirito.
Buon Avvento!
Don Fabrizio
(tratto da ‘Collegamento Pastorale’ supplemento de ‘il Popolo’ del 01.12.2013 – Diocesi Concordia-Pordenone)