In occasione del 25° della mia ordinazione sacerdotale la redazione del bollettino di Villotta di Chions mi ha chiesto 20 righe sulla mia vocazione. Eccole anche qui. Il primo aggancio ricordo fu la famosa ‘Due giorni’ in Seminario. Avevo 10 anni, venivo dalle campagne della mezzadria di Caorle e così mi ‘infatuai’ dell’ambiente: preti giovani, entusiasmo, canti, gioco, teatro… È curioso come Dio, senza strapazzare la libertà delle sue creature, giochi sulle prime attivando sogni e gusti infantili ed impossibili. Il seminario mi piaceva, mi è sempre piaciuto, ed immaginavo di lanciarmi in una festa senza posa e diventare un piccolo eroe. Dopo i primi anni di vita seminariale classica e tradizionale, incontrai la fase della crisi. Ero adolescente e capivo poco della contestazione studentesca e della crisi vocazionale. Il seminario si svuotò rapidamente. Rimasi con pochi, quasi non capendo. Triste per gli abbandoni, un po’ scombussolato dai primi ‘incanti’ giovanili, ma sempre attratto dalla vita ecclesiale. Più tardi nella fase iniziale degli studi teologici avevo pudore di esternare le mie intenzioni, non utilizzavo mai uscite dirette del tipo: ‘Voglio farmi sacerdote!’. Credo che in me ci fosse un misto di fede potente, di smania di protagonismo e di… incoscienza. A trent’anni nel pieno delle mie performance caddi nel baratro della depressione. In quel tunnel tremendo compresi le mie immaturità. Mistero grande e affascinante questo Dio che chiama dentro al buio del dolore e del nulla. Quasi si fa spazio per agire con maggiore scioltezza valorizzando la nostra debolezza. Per dire in ‘due righe’ che Dio ama, e proprio perché ama Egli chiama pizzicando misteriosamente sulle corde dei nostri sentimenti: attrazioni, curiosità, dolori, tristezze, entusiasmi e passioni. È tutt’altro che scontato interpretarne il ‘tocco’ e assecondare i Suoi di desideri, ma ne vale la pena.
3 thoughts to “Vocato”
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Grazie…. Una battuta detta da qualcuno così recitava: “se non riesci ad uscire dal tunnel… arredalo” e possiamo dare molti significati a quel verbo “arredare”… arredare significa mettere del nostro, del nostro più profondo io…. di quel io che a volte crediamo di aver perso e ci fa disperare in una non soluzione dei nostri problemi….. ma se riusciamo ad uscire dal chiuso dell’io troveremo la luce…. ecco dobbiamo credere in ciò o meglio in Chi può darci forza… frasi sconclusionate del mio oggi… ciao don e…. ancora Grazie, per tutto, per esserci per quello che ci dici o meglio ci trasmetti …!
A DON FABRIZIO
Eri solo un bambino,
quando nel tuo cuoricino,
hai sentito la chiamata.
Non era ancora chiara la meta,
ma hai cominciato a camminare,
con molti dubbi, perplessità,
e anche un po’ d’ingenuità.
Un grosso ostacolo hai incontrato,
ma Dio non ti ha mai abbandonato,
e grazie alla tua fede ti ha salvato.
La gratitudine è sgorgata dal tuo cuore,
dimostrando a tutti accoglienza e amore.
Molti anni son passati,
e molti ne verranno ancora…
Ti auguro di perseverare sulla via dell’umiltà,
servendo Dio con sapienza e spirito di carità,
confortato dall’affetto delle tue ‘pecorelle’
che saranno per te fratelli e sorelle.