Domenica 26 gennaio 2014
Letture: Is 8,23b – 9,3; Sal 26; 1 Cor 1,10-13. 17; Mt 4,12-23
Dal vangelo secondo Matteo
[ Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». ]
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Gesù inizia la sua vita pubblica e sceglie di abitare a Cafarnao, sulla riva del mare, un luogo dove avviene l’incontro di una umanità variegata. Sceglie la Galilea delle genti! Questo lembo di terra, avvolto nelle tenebre e nell’ombra di morte, vede sor-gere una luce nuova. Gesù passa per le vie di Cafarnao e invita: «Convertitevi, per-ché il regno dei cieli è vicino». Fino a quel momento l’uomo ha pensato a Dio come Qualcuno di molto lontano, perduto nell’infinità del cielo, irraggiungibile. Gesù par-la a questo uomo e lo invita a convertirsi, cioè a convincersi che l’amore di Dio lo raggiunge ora attraverso il Figlio. E’ questo il messaggio del Vangelo di questa do-menica: è la chiamata alla conversione come presupposto necessario alla fede, convinzione personale, presa di coscienza del fatto che Dio ci ama e vuole dare un senso alla nostra vita; significa lasciarci coinvolgere per vivere la piena familiarità con Lui, abbandonando tutto ciò che ci distoglie dal suo progetto sull’uomo e sulla storia.
Matteo descrive la decisione incondizionata con cui i primi discepoli, semplici pe-scatori, abbandonano i propri progetti e le proprie aspirazioni, per immettersi in un itinerario di vita inaspettato e del tutto nuovo e sconosciuto, fidandosi pienamente del Maestro che li chiama. Il mare di Galilea è l’immagine della nostra vita. Anche oggi Lui sta camminando sulle vie di casa nostra, lo incrociamo sulle nostre strade, dove si snoda la vita quotidiana di ciascuno e nei luoghi dove si raduna la comuni-tà per ascoltare la Parola. Il suo sguardo su di noi, come avvenuto per gli apostoli, passa attraverso gli eventi quotidiani, la famiglia e il lavoro; passa attraverso l’ascolto della Parola viva, che rinnova la chiamata a seguirlo, proprio come è av-venuto per i due fratelli mentre lavoravano. Gesù li ha chiamati ad andare dietro a Lui, per continuare a fare i pescatori, ma in un mare più ampio che è quello degli uomini. Anche oggi Gesù chiama i credenti ad allargare i propri orizzonti, a gettare le reti nell’oceano dei bisogni umani, perché altri possano sperimentare l’amore di Dio, un Dio che vuole che tutti gli uomini abbiano vita in abbondanza. Sentiamoci allora chiamati a diventare testimoni luminosi del Signore, e adempiremo questo compito quanto più sapremo essere costruttori di unione e non di divisione, come ci ricorda san Paolo nella seconda lettura.