Il Biennio è un bell’affare!

Ricordo come il Biennio per Coordinatori Pastorali fu una delle conclusioni più significative maturate durante i lavori del Convegno Ecclesiale del 2005. Allora nel linguaggio informale si parlava di ‘coperta corta’, ovvero di una riduzione numerica del clero accompagnata dal suo progressivo invecchiamento. Si avvertiva la necessità di dotarsi di uno strumento formativo per provvedere laici che potessero inserirsi come ‘quadri’ medi e medio alti della vita pastorale ordinaria. Oggi, nell’orizzonte imminente del riassetto di Unità Pastorali e di Foranie, e consapevoli maggiormente dell’identità laicale, a cui spetta non solamente l’animazione delle realtà della storia, ma anche di prendere parte attiva e responsabile alla missio della Chiesa, la bontà del Biennio per Coordinatori Pastorali appare ancor più evidente. A mio parere tale itinerario formativo ha un carattere strutturale. Non si limita infatti a degli assaggi veloci di teologia e di progettazione pastorale, ma si presenta con l’ambizione di fornire una serie di competenze e di professionalità che consentano di porsi in un servizio di animazione, di coordinamento e di accompagnamento delle comunità parrocchiali in stretta alleanza con i presbiteri. Da parroco mi è sempre piaciuto sin dall’inizio favorire il Biennio e indirizzare laici che ritenevo potessero maturare una visione complessiva della realtà ecclesiale, avvertendone fin da subito l’amore per la Chiesa e un certo spirito intraprendente. Da una prospettiva diocesana la motivazione positiva che mi ispirava si è rafforzata ulteriormente. Commuove vedere come dei trentenni/quarantenni dopo una giornata di lavoro e di faccende famigliari, arrivando cotti ed esausti alla Madonna Pellegrina di Pordenone, improvvisamente si rianimino con entusiasmo, e rientrino a casa con la sensazione gradevole di essere stati incoraggiati e arricchiti. Il valore della squadra dei loro formatori, ad iniziare dal don Fermo, e il carattere attivo/laboratoriale del percorso evidentemente sono uno degli elementi che garantiscono la qualità dell’offerta formativa. Forse, come sostengono alcuni pastoralisti, il laicato italiano dà l’impressione di essere come un gigante addormentato, il quale se svegliato di soprassalto potrebbe prendersi una botta in testa e combinare grossi guai. Sono convinto che si tratta di uno scotto da pagare se vogliamo interagire con un interlocutore ‘sveglio’ e che impara a stare in piedi. Più che uno scenario preoccupante, o addirittura minaccioso, vi vedo la straordinaria opportunità di essere padri di ‘figli’ che domandano, e ai quali domandiamo, di essere adulti e corresponsabili nel grande cantiere della fede.

(Articolo pubblicato nell’inserto ‘Speciale’ del  settimanale diocesano “Il Popolo” di domenica 2 giugno 2013)

 

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