Riandando all’intensa e rivitalizzante esperienza dell’11 Ottobre scorso al Palazzetto dello Sport di Pordenone dove abbiamo celebrato coralmente l’avvio dell’Anno della Fede, siamo stati accompagnati per mano a fare memoria del Concilio e siamo stati introdotti nel nuovo Anno Pastorale, rievoco facilmente l’immagine della splendida icona che lo sintetizza. Avvicinandomi ad essa, ‘scrittura’ dell’incontro del risorto sulle rive del lago, mi concentro sul simbolo della rete. Lo strumento per la pesca sta esattamente al centro della scena, come nel mezzo tra due opposti, ovvero rocce e acqua. Quasi a dire che dentro alla storia, nel suo cuore si situa l’avventura pastorale richiamata dalla figura della rete. Contemplando la rete già piena di pesci, l’armeggiare di squadra, l’obbedienza alla Voce che arriva dalla riva afferro un disegno di cooperazione, una economia di condivisione, una sorta di pesca/pastorale dove le differenze si integrano armonicamente. Tale provocazione biblico/simbolica mi ispira ulteriori provocazioni. La Condivisione del Piano Pastorale Diocesano. Sono convinto della necessità di aprire frequentemente le pagine del documento, ad iniziare dai nostri Consigli Pastorali. Pena il ridurre ‘un progetto per un cantiere sulla fede e sulla pastorale’ in un volumetto graficamente apprezzabile da infilare nelle librerie parrocchiali. Ruminare e pregare il racconto di Gv 21, riprendere con fedeltà gli obiettivi di educazione alla fede e di affermazione del primato di Dio, prestare attenzione agli ambiti e alla forma del nostro procedere pastorale, lasciarci ispirare dalle indicazioni operative, se fatto collegialmente, con tenacia e con ritmo determina un procedere condiviso. Una cultura pastorale comune, una prassi della condivisione dell’impostazione di fondo creerà senso di appartenenza, coesione, maggiore incisività, circolazione di creatività, fiducia. Ecco perché è strategico dotarci di un PPD e rimanerne ancorati. La Condivisione della relazione tra periferia e centro. Una tessitura paziente di relazioni, di dialogo, di progettazione condivisa tra territorio e organismi/uffici di curia è da incoraggiare e da sviluppare senza timore. Si tratta di attivare una rete di ideazione e di azione dove il centro si mette in ascolto e a servizio e dove le realtà ecclesiali si aprono all’accompagnamento e non si muovono isolate. Un simile metodo, sia tecnico che spirituale, gode di maggiori possibilità di ‘raccolta’. A mo’ di esempio, mi si permetta di citare l’esperienza della collaborazione tra la Forania di Maniago e l’Ufficio Catechistico per la gestione sperimentale della catechesi, almeno per un tratto dell’anno, fatta in stretta combine con i genitori. La Condivisione interparrocchiale. Esistono evidentemente svariate modalità di Unità Pastorale. Le nostre Foranie e all’interno di esse le UP possiedono già un patrimonio interessante di integrazione pastorale, di progetti comuni, di riflessione collegiale. Il PPD stesso promuove questa forma di ‘rete’ ecclesiale, che abbisognerà della cooperazione di tutti e che tenderà ad assumere profili differenti in ragione delle tradizioni esistenti, dei bisogni e dell’area geografica e culturale. In ogni caso possiamo rivelare che, senza fare troppi misteri, il Vescovo sta stimolando un percorso per formulare un progetto esportabile di Unità Pastorale. Recupereremo una riflessione già maturata negli ultimi anni e faremo tutta una serie di passaggi con gli organismi di partecipazione diocesani. Non sarà una ‘protesi rigida’, ma uno strumento flessibile, come la rete appunto, che ha come finalità l’evitare di procedere in ordine sparso e autoreferenziale, o di governare le comunità con piglio autoritario o eccessivamente prudenziale, e il favorire invece lo scambio, la circolazione di risorse, il gusto della comunione.