A Natale Dio ci sorprende, colpisce la nostra ammirazione, ci attrae. Se l’incanto finisce troppo velocemente, se il tutto si riduce ad un fugace intenerimento del cuore, se l’ammirazione è debole allora qualcosa non funziona. È probabile che abbiamo ridotto il mistero a qualcosa di ‘verosimile’, e quindi di quasi vero, e perciò di falso, che sa di cartone e di bigiotteria. Se ci pensiamo bene è ‘inverosimile’ che Dio, bastevole a se stesso, si prenda la briga di entrare nella storia, di abitare la terra, ma questo è terribilmente vero. È ‘inverosimile’ che il Totalmente Altro, che si identifica con il cielo si sia fatto carne, eppure questo è sorprendentemente vero. È del tutto ‘inverosimile’ che il Signore abbia deciso di iniziare la sua avventura coinvolgendo una ragazzina ebrea di periferia, tuttavia questo risulta stupendamente vero. È necessario allora superare l’apparenza e assaporare la sostanza, lasciarci incantare dalla Verità che sta oltre. Oltre la scorza delle abitudini religiose. È un Dio che viene e si lascia toccare per chi indaga con il desiderio della mente e del cuore, per chi va in profondità. Questa operazione spirituale, o se volete questo esercizio della mente e del cuore andrebbe vissuto non solo in momenti canonici e solenni, talvolta un po’ artefatti e scontati, come sono i nostri Natali, ma nel dipanarsi ordinario della concretezza della vita. Scopriremo che Dio si prende cura di noi come un padre innamorato.
A prima vista la cosa ci può apparire infantile o demodé, roba da altri tempi, insomma improbabile e quindi ‘inverosimile’, ma a questo punto niente di più vero, di più serio, di più bello. Impareremo che Dio abita ogni frammento del nostro tempo affettivo, famigliare, lavorativo, religioso. Lui è li, anche dentro al vuoto e al male che soffriamo. Lui intende incontrarci, educarci, liberarci, amarci. Qualcuno potrebbe ritenere che questa è materia da mistica ‘inverosimile’, eppure nulla di più sconcertatamente vero. Lui nasce e noi nasciamo come credenti quando ci lasciamo incontrare e amare, quando entriamo in relazione con Lui. Possibilità ‘inverosimile’ e proprio per questo verissima. Fin qui abbiamo giocato con il principio che ‘ciò che è verosimile è falso e ciò che è inverosimile è vero’. Ora permettete che affrontiamo la luce del Natale dalla prospettiva di un secondo principio che suona così: ‘La verità va sempre in coppia’. È regola di comune esperienza. Per comprendere la verità della vita è necessario patire la verità della morte. Imparo ad apprezzare la mia identità quando imparo ad apprezzare e ad avvicinare l’identità altrui. Scopro il mio io quando interagisco con il tu. E così via. Le verità vanno a braccetto, si danno la mano. Assodato questo fondamento, possiamo dire che a Natale il Mistero di Dio svela se stesso e così facendo richiama e svela il mistero dell’uomo.
La luce della Verità accende la verità dell’uomo. Continuando potremo affermare che la Verità che è Dio richiama, illumina, valorizza, ordina, lega insieme e fa danzare ogni frammento di verità intorno a sé. Detto diversamente, Dio non solo domanda alla mente e al cuore di indagare e di scrutare la Verità, di riconoscere la presenza del suo Mistero dentro alla nostra storia, ma anche di cercare in ogni direzione e in ogni ambiente tracce e frammenti di verità. Di tenere la mente e il cuore aperti e liberi. Quando si difende a spada tratta la propria verità assolutizzandola, rinunciamo presuntuosamente alla verità dell’altro e facciamo morire la nostra. Il motivo sta proprio nel fatto che le verità si cercano, domandano di stare in coppia, si spiegano mettendole a confronto. Separandole e mettendole in contrapposizione si crea confusione e povertà. In somma sintesi a Natale e dal Natale Dio viene concepito e a sua volta concepisce il credente. Un discepolo non dalla testa ottusa, ma libera che non finisce mai di meravigliarsi e quindi di imparare. Vi sembra inverosimile? Auguri!
(Natale 2007 – dal Bollettino delle Parrocchie della Val Meduna)