Non intendo assolutamente associarmi al pessimismo piagnone e dilagante, al coro dei brontoloni senza speranza e cinici, ai pensatori distruttivi e nichilisti, agli artefici del pensiero lieve e debole se dichiaro apertamente che la Verità è debole. Non credo di dire una cretinaggine se insisto nel confermare che la Verità è piccola e debole. L’intuizione nasce anche dal contemplare la Verità che si fa carne, che si fa piccina, debole appunto. Qui per verità intendo la verità biblica, agostiniana. Verità in questo caso è ciò che merita, che vale. E ciò che vale è aprirsi, donarsi, entrare in relazione. Dio da questo punto di vista è il massimo della relazione. Non è una verità, ma la Verità. Ora la Verità e la verità in genere non è inopportuna, aggressiva, violenta perché sta in piedi da sola, è piena di beatitudine, è forte e quindi non abbisogna di difendersi o di attaccare alcuno. Proprio perché è ricca e forte alla verità piace aprirsi, offrirsi, condividere quello che possiede, ma senza forzare, nella libertà, nella debolezza. La stessa considerazione possiamo raggiungere se guardiamo alle due sorelle della verità che vanno a braccetto con lei.
La verità è accompagnata dalla bontà, ha per sorella la bontà. A ciò che è giusto e conta, alla verità sta a cuore il bene. La verità non ha interesse a danneggiare, ad intristire, ad imporsi con brutalità. Ci sono alcuni che afferrano un pezzetto di verità come si può tenere in mano un pezzo di una bellissima vetrata, ma lo brandiscono come un’arma. Senza scomodare gli integralismi di ogni origine e di ogni risma che difendono il loro pezzo di verità manipolandolo e snaturandolo in cosa cattiva e distruttiva, quando ci cimentiamo in dispute infinite, in conflittualità e rivalità piene di irritazione e talvolta di livore, in competizioni irrazionali noi stiamo maltrattando la verità.
L’altra sorella inseparabile è la bellezza. La verità per il fatto che custodisce ciò che conta, la nostra identità, il nostro mistero, quello che siamo chiamati ad essere è sempre attraente, seducente, bella. Qui non si parla della bellezza effimera, costruita, da carrozzeria. Non si dice di certe donne pagatissime che finiscono sulle copertine di importanti rotocalchi, che sono figure finte, false e alla fine anche paradossalmente brutte? Quando una verità è bella, riluce di luce propria e non tenta di ingabbiare, non è violenta, non si impone con norme e ordini di vario tipo perché affascina di suo. Capita che si possano trovare in giro certe figure di uomini e donne, anche di Chiesa, che sono eccessivamente entusiastiche o inopportunamente energiche finendo per essere decisamente brutte, malconciate, poco credibili e appetibili dando l’impressione di comprendere poco i dogmi che insegnano e di amare poco le osservanze che propongono.
La Verità possa svelare a Natale i suoi occhi che incantano, il suo fascino al quale è difficile resistere, la sua potente e attraente debolezza.
(Natale 2006 – dal Bollettino delle Parrocchie della Val Meduna)
Io direi che la Verità è mite, ama la pace.
Io penso che l’espressione più alta della Verità sia la carità. Quando parlo di carità mi viene in mente Madre Teresa di Calcutta. Proprio in questi giorni ho avuto l’occasione di leggere alcuni suoi scritti, che hanno per me un fascino irresistibile. Mi ha colpito soprattutto questo passaggio:
“Prima di toccare un
sofferente, prima di
ascoltare un sofferente,
pregate. Per poter
amare quel sofferente,
avete infatti bisogno di
un cuore puro. Voi non
potete amare ì malati
e i sofferenti se non
amate quelli che vivono
con voi sotto lo
stesso tetto. Per questo
è assolutamente
necessario che preghiamo.
Il frutto della
preghiera è l’approfondimento
della fede; il
frutto della fede è l’amore;
il frutto dell’amore
è il servizio. La
preghiera ci dà il cuore
puro e il cuore puro
può vedere Dio. E vedendo
Dio gli uni negli
altri ci ameremo
scambievolmente come
ci ama Gesù. Quello
che Gesù è venuto a
insegnarci facendosi
uomo sta tutto qui: amarci
gli uni gli altri.”
Trovo che sia straordinario, come in poche parole sia riuscita a condensare tutto il significato del Vangelo. L’essenza della Verità, appunto.