Aggregati londinesi

(Londra). Me le aspettavo queste folle londinesi, questi flussi, questi torrenti di esseri umani che si affrettano, s’affannano, si precipitano dentro gli intricati percorsi della metropolitana (Tube, così la chiamano). Eppure mi hanno sorpreso ugualmente. La differenza di volti, fogge, colori, lingue, tradizioni, intenzioni, provenienze è ancor più cosmopolita, globale, totale rispetto al 2002 quando arrivai qui per la prima volta. Un termitaio in continua sollecitazione e ebollizione nel quale è anche piacevole addentrarsi e quasi perdersi. Pensieri e sentimenti si generano in fretta di fronte a tale spettacolo. Ne prendo al volo almeno tre. Fin dai banchi delle Medie in Seminario i migliori e più intelligenti formatori insistevano nel dirci che l’uomo è unico ed irripetibile. Dove mi trovo si fa l’esperienza di questa verità all’ennesima potenza, in modo visivo ed incontrovertibile. Stupefacente esuberanza che rivela la bellezza e la ricchezza del Dio in cui crediamo differente da noi, sempre Altro  e che dispone alterità e differenza. Quanto meschini allora i nostri progetti per lo più inconsci dove tentiamo disperatamente di tenere gli altri sotto tiro e sotto controllo, quasi per renderli omologati ed uguali, a nostra immagine  somiglianza. E quanto commoventi di converso gli spazi che riusciamo a creare dove abita l’accoglienza, l’apprezzamento e la comunione delle differenze, la condivisione. Nonostante ci si esibisca in apparenze bizzarre, per dir poco, o si scoprano gambe e seni in modo deliberatamente provocatorio, o ci sia chi a 5 cm. di distanza, mentre risponde al cellulare, ti sta urlando letteralmente nelle orecchie, la Tube di Londra è luogo dove si incrocia una umanità ‘polite’, gentile, discreta, rispettosa dei turni e delle code, non chiacchierona e caciarosa, politically correct insomma. Tuttavia non convince. C’è un non so che di solitudine nello sterminato e cangiante scorrere di sagome. Ci si sfiora e si rischia di urtarsi, ma non ci si incontra. Ci si scambiano sguardi discreti e indiretti, ma non ci si guarda negli occhi. Ci si vede, ma non ci si riconosce. Ed è allora che si recupera la bellezza di appartenere a piccole comunità dove sono possibili relazioni di qualità, accompagnate dalla luce di un sorriso e dal profumo dell’amicizia. Ovvio, dico questo senza voler mitizzare il paesello, e scadere così nel patetico e nel provinciale. L’ultima considerazione è di tipo religioso. Quale potente sfida pone l’agglutinarsi di gente dalle provenienze così disparate alla fede? Ecco, il rimescolamento ininterrotto, costante che attraversa tutti i paesi europei, potrebbe essere avvertito come disturbo  e fastidio, oppure come occasione provvidenziale per annunciare un Dio che ama le differenze e che si nasconde in esse, per mettersi in discussione, per ascoltare ed imparare, per condividere, per cercare assieme le verità, o meglio ancora la Verità.

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16 thoughts to “Aggregati londinesi”

  1. Leggendo il suo articolo, mi è tornato in mente un fatto accaduto circa tre mesi fa. Si era fermato a mangiare da noi un giovane marocchino, musulmano, un “vu cumprà” che conosciamo da quand’era un ragazzino:ha all’incirca l’età di mio figlio. Durante il pranzo, il discorso cadde sulla religione, e mio marito, buontempone ma agnostico riguardo alle questioni religiose, stuzzicava il giovane ironicamente. Questi non si scompose affatto, e con semplicità e naturalezza rispose:”io sono povero, ma non m’importa se in questa vita le cose non vanno bene, perchè siamo qui solo di passaggio, la vera vita è quella che viene dopo. Se ci comportiamo bene, andremo in Paradiso, se ci comportiamo male andremo all’Inferno. Io voglio andare in Paradiso e quindi cerco di comportarmi bene.”
    Rimasi sbalordita da quella genuina testimonianza di fede. Da un musulmano, per giunta!
    Noi cattolici, io per prima, siamo piuttosto timorosi nel proclamre la nostra fede e l’esempio di quel giovane è stato per me salutare e provvidenziale. Dentro di me ringraziai quindi il Signore per averlo condotto nella nostra casa.
    Il rimescolamento di razze e culture che sta avvenendo anche nei nostri piccoli paesi è uno stimolo affinchè impariamo ad amarci gli uni gli altri, impedendoci di rinchiuderci nel nostro piccolo guscio.
    Non è la prima volta che un rimescolamento di tale portata, accade nella storia europea e della nostra penisola in particolare. Mi tornano in mente per esempio, le invasioni barbariche. Ci vollero secoli perchè le popolazioni barbariche si integrassero con il tessuto sociale italiano. Però questo avvenne! E avvenne anche grazie alla loro conversione al cattolicesimo. Se è vero che la storia è maestra, allora abbiamo un buon motivo per sperare di vincere anche la sfida che si è aperta dinanzi a noi.
    Mi tornano in mente le parole piene di amarezza del Parroco che ospitava il recital “Giorni di carta”, che sono andata a vedere circa un mese fa. Al termine della rappresentazione disse.”Mi hanno colpito soprattutto le parole della vostra canzone ‘Il deserto fiorirà’, ma qui nella nostra comunità, il deserto non l’ho ancora visto fiorire:non c’è accoglienza”.
    Io confido nei tempi del Signore:i Suoi tempi non sono i nostri tempi.

  2. Confesso di trovarmi sempre in difficoltà di fronte al “popoloso deserto” (per dirla con Violetta Valery. la Traviata) delle grandi città. Razionalmente apprezzo i grandi stimoli che ci derivano dall’incontro con culture diverse (per me ‘culture diverse’ non sono solo i pakistani o i senegalesi: lo sono molto di più i punk, i metallari ecc. ecc.), ma l’istinto mi porta a scegliere dimensioni più riservate, più raccolte. Mi spaventa la sala semivuota del concerto ‘di nicchia’ o della conferenza ‘dotta’, ma mi spaventa ancora di più lo stadio stracolmo di curve urlanti per la partita o per il concerto rock: e non so se ad eccitali sia lo spettacolo o se si autoeccitino per se stessi, constatando quanti sono e quanto forti (il numero fa la forza, si dice). Quello che mi spaventa è l’omologazione: e con tutta la buona volontà, fatico a vedere il volto di Dio nella società di massa, proprio perché in quella massa si perde il volto individuale del fratello: i cittadini diventano ‘i consumatori’, le persone diventano ‘la gente’ e non siamo più noi se non in quanto apparteniamo a un gruppo (odio essere chiamato per cognome: è il nome di un gruppo, io sono Sandro).
    Col tempo la solitudine ha smesso di farmi paura. L’isolamento sì, ma quella è un’altra cosa. Sento sempre più il bisogno di star solo per trovare la forza di ritornare in pubblico, alla luce, a spendere le energie raccolte nel silenzio e nel buio. La compagnia di pochi amici è un aiuto, la folla un impegno oneroso. Si inflazionano anche le persone?

  3. Is the impression that you have in the in big cities, but my opinion is that even those people who run, want to build a relationship in some way more real.

    1. Dear don Giovanni, I agree with what you said about people who want a more realistic relationship. Anyway, they don’t give this impression at first sight, in fact they run too fast doing to many things at the same time: listening to music by iPod, working with the computer, being very concerned about their job, sometimes speaking monosyllabically with the commuter sits next to them and so on. Everything gives you a stressful impression. Furthermore, I think that they, without being aware of it, are searching for improving their life-style, satisfaction, a full life, in one word as a priest I would say they are looking for God, the fullness of life. What do you say about it? I mean life in Toronto, your mega-city.

  4. Questo mondo, anzi questa terra ,la nostra e la mia casa, è bella perchè è varia , perchè è piena di contrasti. Se fosse tutta pianura che desolazione, ma la montagna è affascinante come il mare è meraviglioso, ecco perchè è bella questa casa. Un giorno non è mai uguale all’altro, però…
    le persone che via via abitano questa casa sono sempre diverse, e ne avverti la diversità per la varietà di musica, varietà di costruzioni, varietà di pensiero, varietà di colori e ritmi, cibi e feste,ma…mi spaventa quanto poco basti perchè questa diversità diventi uno strumento di perversione,di atrocità, di dominio e altro.
    Spesso mi domando: ognuno di noi è diverso dall’altro. Perchè allora tacciamo di tutto per imitarci a vicenda ed assomigliarsi tutti?
    Per nostra natura siamo fatti per vivere insieme, ma vivere insieme non è vivere imitandosi ma donando ciò che in noi è unico , per esprimere quella porzione di VERITA’ che solo io possiedo, solo io posso portarla alla luce.Ma credo che si più facile essere trascinati , come nella metro, dalla fiumana di gente e seguire la corrente, di parlare di quello che tutti parlano.
    La diversità è stupenda, ma per esprimere la mia diversità ho bisogno della solitudine, ho bisogno di ritrovarmi e ritrovarLO nel mio angolo silenzioso per ricaricarmi e poi “colorare”questa casa come solo io posso farlo. Ognuno di noi deve esprimere se stesso, non fare copia e incolla tutto uguale e sbiadito.Mentre scrivo queste parole sto ascoltando “Adoramus Te” della comunità di Taize, e pur ripetendo sempre la stessa frase , una melodia ,un susseguirsi di strumenti diversi si alternano e ne fanno qualche cosa di meraviglioso che ti entra nel cuore e ti eleva.Valorizziamo l’unicità che c’è in noi per valorizzare la diversità di tutti.

  5. Quando sono in compagnia di persone, con le quali mi sento in sintonia, mi sembra di essere la tessera di un puzzle, circondata da altre tessere dello stesso puzzle, e incastrandoci perfettamente l’una con l’altra, formiamo un unico disegno.
    Ecco, leggendo l’articolo di Sergio, mi è tornata in mente questa immagine, a me molto cara.
    Nel grande puzzle di questo Blog però, ho l’impressione che ci siano ancora tanti spazi vuoti che aspettano di essere riempiti. Vorrei quindi fare un appello a tutti i lettori di questo Blog:”Fatevi avanti, non abbiate paura! Esprimete liberamente quello che sentite nel vostro cuore, perchè nessun’altro potrà mai farlo al vostro posto. Vi aspettiamo tutti con grande gioia!”

  6. ecco il bello di questo Blog! Mi piace questo appello di Lucia, e un pò mi ha sorpreso questo invito di venire allo scoperto senza paure. E’ interessante vedere come si compone questo dibattito dopo il “LA” lanciato dal don.Qui ho letto cose sempre molto impegnative e anche provocanti.
    Interessante, utile, costruttivo, ecco finalmente un posto dove si esprime ciò che si porta nel cuore per costruire e crescere, non per fare il solito “chiacherriccio” di convenienza. Forza ! Il puzzle è grande ma sarà magnifico se vi fate avanti, il volto di Dio si manifesta con l’unicità di ognuno e la nostra fede e il nostro coraggio cresceranno. C’è bisogno di persone che esprimono pensieri profondi e costruttivi.

  7. Credo di averla letta 100 volte…e ogni volta cerco di capire cos’è che mi affascina talmente tanto dal volerla rileggere di nuovo e poi di nuovo. La Tube con tutte le diversità che accoglie ogni giorno. Gente che sale…che scende…persone di razze e religioni diverse…la Tube accoglie tutti allo stesso modo, senza distinzione di credo o colore…è come essere al sicuro tra le mura di casa. Sembra un controsenso, lo so: la metropolitana come la propria casa. A casa nostra accogliamo le persone che piu’ amiamo, le facciamo sedere alla nostra tavola, dividiamo con loro il nostro cibo. Amiamo e siamo riamati senza paura di essere giudicati se i nostri canoni non rientrano nella “normalita”. In pace con noi stessi e con l’intero Universo.
    La Tube è la stessa cosa. Dà posto a sedere a tutti indistintamente: ricchi o poveri, manager o operai, bianchi o neri. Forse ci si sfiora e ci si urta anche, ma senza differenze. Sentirci amati esattamente per quello che siamo stati, che siamo e che saremo. E lo vorrei “sentire” piu’ spesso questo Dio che ama le differenze perchè la Verità molte volte mi manca. Vorrei “sentire” ogni giorno la Forza e la Fiducia…perche’ la vita non è mai così semplice come vorremmo. Vorrei davvero riuscire a “vedere” le Sue orme nella sabbia che mi camminano accanto e mi sorreggono quando ne ho piu’ bisogno…

  8. Carissimi don Fabrizio e don Giovanni mi piacciono i vostri commenti e credo che anche nella bolgia di una metropolitana, di una mega città la gente sia lo stesso alla ricerca di colloquio, di rapporto a dispetto di quanto si può intuire o possa “apparire” dall’esterno. L’ IPod, il cellulare, il PC mezzi di comunicazione, di “ricerca di comunicazione” non solo dilavoro!!! anche se oramai la grammatica è andata a farsi friggere e gli sms diventano “stenografia”. Ma sono “messaggi” ricerca di colloquio a basso costo… anche quando la distanza è molta. Una volta mandavamo le lettere all’estero e ci mettevano una eternità (andavano via nave) oppure con la busta e il foglio sottile, carta velina si mandavano per “via aerea”… erano un po’più veloci. Oggi io sono qui e qualcun altro all’altro capo del mondo mi legge nello stesso momento in cui scrivo… in diretta ci scambiamo le nostre opinioni. Quando ero fidanzata, con mio marito Vitto, per un periodo dovette lavorare di notte, non aveva l’auto per cui io che ero “dotata” della mitica 500… gliela prestavo, la sera veniva a casa mia, posava il suo vespino 50, e prendeva la mia auto.. lavorava tutta la notte e alle prime luci dell’alba riportava l’auto a casa mia e ripartiva verso la sua casa con il vespino. Io ricordo che in quelle settimane ogni sera prendevo un bigliettino e gli scrivevo qualche frase, gli raccontavo veloce qualche cosa… era il mio sms che poi posavo sul vespino e lui a sua volta mi faceva trovare un bigliettino in auto.. non vedevo l’ora di leggerlo.. erano sempre le stesse cose che ci dicevamo, che ci volevamo bene, che avevamo lavorato molto quel giorno ecc.. ecc. ma sia io che lui aspettavamo quel messaggio che altro non era che l’attuale sms o mail… Quindi anche oggi gli sms o le mail che ora girano possono far battere il cuore come i messaggi che ci scrivevamo allora… ora come allora, anche se con mezzi diversi, eravamo, siamo, alla ricerca dell’amore che un altro può darci e dirci. Forse ancora oggi una musica ascoltata con l’IPod invece che con la radio ci può far battere il cuore perchè la associamo a un bello ma anche triste ricordo… sì il mondo cambia ma nel loro profondo sono convinta che tutte le persone, anche quelle che non lo ammettono, sono alla continua ricerca dell’amore, del dialogo dello scambio interpersonale.
    E noi che passiamo accanto a chi non ha il coraggio di buttarsi o di esprimersi facciamo loro un sorriso, tendiamo una mano.
    Il giorno del mio compleanno su facebook una “virtuale amica di origini messicane che abita negli USA” amica solo per fare un gioco mi ha inviato degli auguri meravigliosi: una canto messicano accompagnato da questa frase: muchas felicidades,que dios te bendiga amiga,un abraso muy mexicano!!…. ne sono rimasta commossa, la conosco solo perchè giochiamo a “cityville” su facebook….!!!
    Ebbene che “Dios bendiga” tutti noi.
    Come sempre sono un po’ contorta nei miei pensieri ma prendetemi così… come sono… e quando ci sono 🙂

  9. Toronto is a cosmopolitan city, very clean and tidy. The people are friendly, maybe this is also due to the fact that there are so many communities. So it is a continuous exchange of languages, cultures and traditions. People run less than those in the U.S., and perhaps this also creates a relaxing effect. They smile often, as they use constantly: thank you, please, sorry. How long will all this? Hopefully, a lot.

    1. Dear don Giovanni,
      I can share your opinion, but thinking carefully about the daily life in London I have to say that not always the multicultural and multi religious cities have an relaxed and tolerant environment. I think, having been there, that Canada is a comforting and relaxed country because of the massive nature and small population. This type of combination could give the country its original and hospitable impression. You are lucky my friend. When are you going to come back to Italy? Never?

  10. Cara Paola, forse quello che ti manca è solo un gesto di amicizia, di affetto, di solidarietà, di condivisione. E’ con questo spirito quindi, che ti dedico con tutto il cuore, questa poesia che ho scritto qualche anno fa.

    QUANDO

    Quando la strada è tutta in salita,
    ed il cammino diventa faticoso,
    Io sarò il tuo bastone,
    il sostegno che ti permetterà di arrivare in cima alla vetta.

    Quando ti senti sola, guardati intorno:
    il fragore del mare è la musica che Ho scritto per te,
    il canto degli uccelli è il Mio canto per te,
    la carezza del vento è la Mia carezza per te,
    il sorriso di un amico è il Mio sorriso per te.

    Quando la nostalgia ti gonfia il cuore,
    rendendoti triste e malinconica,
    volgi lo sguardo innanzi:
    Io sarò davanti a te,
    perchè io sono la speranza che diventa certezza,
    sono la Resurrezione, la Vita, la Gioia.

    Ciao! Un forte abbraccio.

  11. It must be said that the city has a large population concentrated in a small space. Certainly not like New York or London …
    I do not stay for life in Toronto, because I still miss Italy. But now we need to pray because the mission here might be fruitful.
    Dear Don Fabrizio, my English is not your highest level ever.

  12. How to search and find the precious treasure in the midst of so many crowds that drag us? How to search this precious treasure when our attention is constantly pushing toward that which glitters, not on what is gold?

  13. Caro Don Giovanni,
    oggi, mentre ero al lavoro, la mente ogni tanto mi andava alle domande che lei ha ‘postato’ nel blog di don Fabrizio :
    “come cercare e trovare il tesoro prezioso in mezzo ad una tale folla che ci trascina? Come, se la nostra attenzione è attratta da ciò che luccica e non da ciò che è oro?”
    Io non ho mai abitato a New York o Londra, ne’ a Toronto, che lei descrive una metropoli “rilassata ed ospitale”. Abito invece in un paesino di provincia, tra campi, orti e zone industriali. Da noi non si rischia di immergerci dentro il fiume che trascina, fatto di persone variopinte, all’interno di una metropolitana, che per qualcuno è rappresentazione palese dello stress che angoscia l’umanità, e che per me è invece immagine suggestiva e un po’ ‘movie’, di chi ha la fortuna di avere tutto il ‘ben di Dio’ che una grande città può offrire, lì vicino, a portata di mano. Ma, mi creda, anche qui da noi, si corre come in un formicaio…A mezzogiorno, corriamo tutti all’interno di una fila di auto che, sincronizzate da una sirena di una fabbrica, si mettono in coda: verso casa, per preparare il pranzo; verso il supermercato, a fare un po’ di spesa, per risparmiare un po’ di tempo la sera; verso la scuola, per prendere il bambino; verso un’ ufficio del Comune o lo sportello di una banca…per far ritorno poco dopo al lavoro, avendo fatto “il giro della tavola” sbocconcellando qualcosa, avendo approfittato per stendere i panni di una lavatrice, per fare una telefonata al medico o per risolvere altre mille piccole incombenze…goffi e trafelati, un po’ alla Fantozzi!
    Questo nostro correre, lo giustifichiamo dicendo che è necessario “ottimizzare”!
    Anche qui, nel nostro piccolo, rischiamo di perdere di vista quel tesoro, che c’è e si trova in ognuno di noi. Però, chi è attento e vuole “trovarci”, basta che indugi nel nostro sguardo, con un po’ di attenzione e potrà coglierne i pensieri. Sono convinta che a guardare i volti della gente, vi si possano leggere i pensieri, gli stati d’animo. È necessario saper restare in amorevole ascolto! Ognuno di noi ha dei progetti, delle speranze, qualcosa che sta a cuore, qualcuno da amare, una casa dove tornare : ognuno ha il suo bagaglio di umanità! Ogni essere umano ha avuto una mamma che lo ha portato in grembo e per la quale è un immenso tesoro… Basta non fermarci in superficie ed osservare solo l’aspetto, le apparenze, il colore del vestito o la marca dei jeans…
    Così è certamente meravigliosa anche l’umanità che frequenta la “Tube”… anche se ha gli orecchini al naso o i capelli variopinti; anche se passa tutto il tempo al telefono e non comunica con il vicino di posto; anche se si isola e accende il computer, approfittando per lavorare…forse nel tentativo di risparmiare un po’ di tempo per la famiglia. In fondo, loro come noi ‘ottimizzano’!

  14. Sometimes it seems to me that the precious treasure we do not find or even seek it.
    But this happens because we create a precious treasure from the things, which things become the end and not the means.

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