Molti si ricorderanno un simpatico Film di Roberto Benigni ‘Johnny Stecchino’ del 1991 dove la coprotagonista Nicoletta Braschi (moglie del Benigni) ad ogni piè sospinto intercala la sua volutamente goffa, sensuale e tenerissima interpretazione con l’esclamazione: ‘Santa Cleopatra’. Sembra una ridicolaggine, fin troppo banale per il nostro bravo Benigni, ma alla fine risulta geniale. E’ il segno di una donna che vede in profondità, che sa sdrammatizzare. La sua scelta finale appare perfida (nella finzione del Film ovviamente), e tuttavia non perde il fascino della sua intelligenza e abilità nel ridimensionare le esagerazioni del vivere. Pensavo che ‘Santa Cleopatra!’ fosse una ripresa ironica della famosa regina egizia, ed invece scopro che esiste veramente una santa con tale nome. Ma questo poco importa! Ciò che mi interessa è esortare all’arte della sana e santa ironia. Sta infoltendosi il gruppo di colore che provano amarezza e preoccupazione per quello che sta accadendo nel tessuto sociale, nelle relazioni ordinarie e pure dentro ai recinti ecclesiali. E’ vero: sta emergendo come virus trasversale un imbarbarimento culturale, un appiattimento verso il basso, una perdita di senso e di verità. Così rispondevo ad un amico il mese scorso che triste mi elencava una serie di mali antichi e nuovi (l’incredulità di Tommaso, il tradimento di Pietro, la domanda dell’apostolo Filippo, il fastidio di un cristiano alla porta della Chiesa di fronte ad un mendicante, il recente caso di pedofilia della Chiesa Italiana, le tentazioni demoniache varie…): ‘Condivido la tua apprensione. Tuttavia credo che tu debba, dentro al tuo arrovellamento, esercitare la virtù del discernimento. Non c’è tutto da buttare. Le domande di Filippo e di Tommaso sono un’ottima occasione di approfondimento del mistero. Il mendicare di fronte alle Chiese al 90% nasconde altri tipi di problematiche, che il soldino del cristiano sensibile rischia di coprire inconsapevolmente (la Caritas diocesana in tal senso avrebbe molto da insegnare). Il ruolo del demonio esiste eccome, e nel contempo non va enfatizzato quasi stessimo combattendo la guerra finale. Quindi io ritengo sia utile non drammatizzare eccessivamente perché andremo a finire col rincarare la dose facendo esattamente il gioco dell’Ingannatore. La preghiera di cui mi parli va praticata, ma accompagnata prima-durante-dopo dal discernimento. La Lectio Divina che hai appreso da un paio d’anni ti dovrebbe fornire le coordinate, gli strumenti, la coscienza per valutare e soppesare… per stanare il male e per apprezzare il bene, per metterti in stato di penitenza e per godere delle grazie accordate, per lasciarti in definitiva attrarre dalla Verità ed accompagnare da essa, altrimenti la lotta appare quasi disperata. Il figlio che affronta la lotta non è un ardito che si getta nella mischia affidando l’anima al Padreterno, ma un innamorato che proprio per questo non si dà per vinto e con fiducia gioiosa è pronto a far dono della vita. E ogni tanto esclama pure con gusto: ‘Santa Cleopatra!’’’.
5 thoughts to “Santa Cleopatra!”
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Capita anche a me di parlare ogni tanto, con persone allarmate per quello che sta accadendo nel mondo. Io cerco di far loro notare che “fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce”.
Il bene c’è, eccome se c’è, però cresce nel nascondimento, nel silenzio.
Bisogna affinare la vista per vederlo, e allenare lo sguardo a cercarlo e riconoscerlo là dove c’è, ache intorno a noi, ad iniziare dalle piccole cose:
un saluto, un sorriso, una stretta di mano…..A causa della nostra presunzione, ci paiono gesti scontati, ma in realtà essi sono doni che ci dimostrano il Suo amore per noi.
Mi torna in mente ora il personaggio di Pollyanna, protagonista dell’omonimo libro, e poi anche di un cartone animato. Ricordo che lo guardavo insieme ai miei figli quand’erano piccoli. Pollyanna insegnava a tutti il “gioco della felicità”, che le aveva insegnato suo padre, un pastore protestante, prima di morire. Questo gioco consisteva nel riuscire a trovare sempre, in ogni circostanza, anche la più triste e avversa, un motivo per essere felici e ringraziare e lodare il Signore. Credo che abbiamo tutti qualcosa da imparare da Pollyanna.
Molti pensano che i fatti che stanno accadendo (terremoti, guerre, scandali, ecc.), abbiano una connessione con l’Apocalisse di Giovanni, che tanto spaventa. In realtà io penso che l’Apocalisse non si riferisca ad un preciso periodo storico, ma sia un’allegoria di tutto il periodo dell’attesa della Sua venuta, che dura già da circa duemila anni e nessuno sa quando finirà. In ogni caso, io penso che la fine del mondo non sia un evento da attendere con paura e angoscia, ma bensì con gioia! Non preghiamo forse sempre nella nota preghiera che Gesù ci ha insegnato “…venga il Tuo Regno…”? La venuta del Suo Regno non coinciderà forse con la fine del mondo? Gesù ci ha insegnato che in realtà il mondo non finirà, ma sarà trasformato in qualcosa di più bello e buono, qualcosa che va al di là della nostra capacità di immaginazione. Sarà il perfezionamento della creazione che celebrerà la vittoria definitiva del bene sul male.
Se siamo confortati da questa certezza, perchè dunque avere paura?
E per rinverdire la speranza ed allietare lo spirito, ogni tanto canticchio fra me e me:”Cieli e terra nuova il Signor darà, in cui la giustizia sempre abiterà…”
Ho sempre mal digerito i pessimisti e tutti coloro che amano condividere pensieri negativi, previsioni catastrofiche e funesti epiloghi della società e del mondo. Non amo neppure coloro che si rifugiano nel passato, esibendo la società del dopoguerra, come piena di valori e di sano moralismo, quasi fossero vissuti nel paese dei balocchi. Credo che costoro non diano una testimonianza obiettiva. Forse hanno la memoria offuscata dalla nostalgia della loro gioventù oramai perduta.
Se scorro le immagini del nostro passato prossimo, ricordo bambini che non finivano la scuola dell’obbligo, costretti ad andare a lavorare; donne umiliate e vessate in famiglie patriarcali; miseria; mancanza di igiene; violenza verbale e fisica tra donne, tra uomini, tra famiglie; ignoranza latente; la difficoltà di preservare la salute, di curarsi, di chiamare il medico.
Se penso alla politica e alle cariche istituzionali, ricordo scandali, corruzione, malgoverno, mafia, terrorismo, per non parlare di malcostume e depravazioni, che sfociavano spesso in delitti o suicidi…Ricordo la vergognosa legge che permetteva “il delitto d’onore” : l’indulgenza riservata a chi uccideva la moglie traditrice… Proprio come nel tanto denigrato mondo arabo :“Lapidiamola!”
O, Santa Cleopatra! E perché mai oggi saremmo peggiori di ieri?
Poco cambia! I destini delle società sono trasversali, ahimé !
Il male c’era una volta, c’è oggi e ancora ci sarà!
Io non me ne cruccio. Ho imparato molto di più dalle mie sofferenze, che dalle mie gioie. Se apprezzo la vita, ora come non mai, devo “benedire” il male, che mi ha insegnato cosa conta, che cosa ha veramente valore.
I giovani di oggi, tanto demonizzati e processati dai sociologi, sono gli stessi di una volta, curiosi ed affamati di amore. Sono teneri germogli, che chiedono di essere curati, ai quali non va negato il sostegno e l’esempio del Padre. Sono più liberi di esprimersi, con più strumenti, più opportunità per imparare, per crescere, per vivere. A noi il compito di insegnare loro a gestire questa libertà, tenendo aperta la porta al dialogo e stando accanto a loro, quando saranno inevitabilmente toccati dal male, affinché possano imparare a godere appieno di quel grande dono che è la vita.
Per difenderci dal male, l’unica vera strategia sta nel condividere speranza, gioia, amore, facendo dono di noi stessi e aprendo il nostro cuore agli altri, riuscendo così a rafforzare la nostra identità e a trovare l’equilibrio, graziati dall’Amore di Dio.
cara Lucia, penso che tra le persone allarmate a cui tu fai riferimento possa esserci anch’io o soprattutto qualcuno che mi sta molto vicino, in realtà, almeno per quanto mi riguarda, non è così, io penso di essere molto positiva e ottimista rispetto alla vita e qualche volta sdramatizzo gli eventi negativi che ci circondano un po’ come ci suggerisce Don fabrizio nel suo articolo, penso che tu sia molto saggia quando dici che c’è del buono in tutti e condivido a pieno questo tuo pensiero,e tu ora mi dirai che sono maliziosa, ma vedi io devo crescere due bambine e devo cercare di valutare bene tutto quello che ci circonda per fare le scelte giuste, il volere vedere il lato buono da per tutto potrebbe farci cadere in quel relativismo del bene e male (di cui se ne parla anche nel libro di “luce nel mondo di Papa Benedetto xvi) per cui alla luce del bene giustifichiamo tutto e tutti e questo non deve accadere. Da qui nasce il mio scetticismo verso la chiesa e la società, ma sappi che sto cercando nel mio piccolo di capire quali siano le strade giuste che conducono a quel paradiso di cui parla Corigliano nel suo libro.mi scuso con don fabrizio se ho approffittato di questo blog, per rispondere a Lucia. ciao
Interessanti e piacevoli, simpatici e seri, i commenti che gli amici e le amiche scrivono nel tuo blog, caro don.
A volte sono preoccupata e sconcertata anch’io di quello che vedo o sento e provo paura e angoscia. Il più delle volte, però, contemplando la bellezza delle cose create e che possediamo, rimango incantata: provo piacere e gioia. Da una parte c’è il maligno che non si smentisce mai e ti distrugge con ciò che ti offre, dall’altra c’è Dio che ti nutre, ti culla, ti salva la vita con quello che ti dona.
E’ vero, c’è una perdita di senso e di verità, ma spesso mi piace sostituire la parola perdita con la parola conquista, ma……di umiltà e di serenità.
Uno scrittore inglese, era solito dire che “L’umiltà è virtù allegra”, perchè l’umile infatti non soffre di una malattia che fa a fette la pace e la serenità e che si chiama ‘visibilitè’. Che specie di malattia è !?!!
Ecco una simpatica descrizione che Tonino Masconi ne fa’: “La casa più grande di quella del vicino. L’auto più potente di quella del collega. I muscoli più grossi di quelli degli amici. Lo stipendio più alto. Il posto di lavoro più prestigioso. Le ferie più esotiche. La silhouette più conturbante. L’abbronzatura più integrale. I vestiti più firmati……Per apparire in più degli altri, chi è ammalato di ‘visibilitè’ è disposto a vendere l’anima al diavolo”. Questo è il prezzo della ‘visibilitè’ una delle tante malattie causate dalla superbia. Al contrario, l’umiltà non ti lacera l’anima con la voglia di successo, non ti tormenta di notte come l’orgoglio.
L’umiltà ti fa fare le capriole. E come questa, altre virtù possiamo sfoderare per combattere la lotta contro l’amarezza e la preoccupazione di quello che ci circonda.
Se è vero che Satana è potente, è anche vero sapere che Dio è onnipotente, meglio stare dalla parte di Dio. E per avere un aiuto in più, esclamiamo pure con gusto: Santa Cleopatra, prega per noi.
Cara Consuelo, sono rimasta un po’ sorpresa nel trovare la tua risposta qui nel Blog, ma sono contenta che l’abbia fatto, così ho l’occasione per continuare il dialogo.
Per trovare il giusto equilibrio, secondo me, bisogna usare la testa ed ascoltare il proprio cuore di pari passo. Il relativismo di cui parli è il tentativo dell’uomo di riuscire a trovare tutte le risposte usando solo la ragione, senza ascoltare il proprio cuore, escludendo Dio dalla propria vita. Fede e ragione non sono in antitesi l’una con l’altra, ma complementari l’una all’altra, sono entrambi dono dell’unico Dio che ci ha creato:sono i binari su cui far scorrere la nostra vita.
I danni causati dal relativismo sono ormai palesi, ma solo chi ha l’occhio vigile se ne rende conto. ‘Tutto è relativo’ è il motto del relativismo e quindi tutto diventa lecito. Se spostiamo a nostro piacimento i paletti che separano il bene dal male, il peccato non esiste più e tutto diventa giustificabile:divorzio, aborto, matrimoni gay, eutanasia…Compito del cristiano è discernere ciò che è bene da ciò che non lo è, per orientare la propria vita nella giusta direzione e prendere di volta in volta la decisione più appropriata. Per riuscire in questo compito così importante e delicato, un prezioso aiuto ci viene dalla preghiera. Per questo ogni tanto ti dico che al giorno d’oggi di parla troppo (e male) e si prega troppo poco.
Ho appena finito di leggere ‘Per sempre’, l’ultimo libro di Susanna Tamaro. Uno dei personaggi principali, Nora, tutti i giorni si chiudeva per mezz’ora nella sua camera a dialogare con l’Eterno, ascoltando il proprio cuore, perchè è lì che Dio ci parla. Su ‘A Sua immagine giornale’ di questa settimana, c’è una bella definizione di preghiera di Santa Teresa di Gesù Bambino. Dice:”Per me la preghiera è uno slancio del cuore, è un semplice sguardo gettato verso il cielo, è un grido di riconoscenza e di amore nella prova come nella gioia”.
Il nostro cammino ci ha portato in questo Blog. Uno dei suoi scopi credo sia proprio quello di stimolarci ad andare avanti nella ricerca della Verità, facedo ‘cordata’, come suggerito molto saggiamente nei commenti a ‘Listening!’. Non finirò mai di ringraziare Don Fabrizio per questo dono che ci ha fatto, ma prima ancora sono grata allo Spirito Santo che lo ha ispirato.
Ciao! Un abbraccio.