I credenti stanno attraversando la terra dell’Avvento, che è paesaggio di provocazioni e di conversioni. Esistono a mio avviso nella cultura occidentale delle anti-conversioni. Mi riferisco a mo di esempio a quanto ho sentito attorno al dramma di Mario Monicelli. Durante i TG che raccontavano del suo suicidio spesso sono sobbalzato sulla sedia. Ero tristemente impressionato dai commenti che udivo e che uscivano da bocche di anziani, i quali dovrebbero essere deputati idealmente alla prudenza e alla sapienza (sic!). ‘Il suo è stato uno scatto di volontà!’. ‘Ha trasformato da par suo, da maestro la sua morte’. ‘Ha fatto la cosa migliore che poteva fare’. Non mi azzardo su considerazioni artistiche. Un analfabeta come me può ovviamente solo condividere la stima popolare e dei critici. Non mi interessa ergermi a giudice, non tanto per non fare l’antipatico, ma perchè sò quanto è terribilmente complesso l’animo umano. Credo che solo chi ha provato, come me, la tentazione terribile dell’istinto all’autosoppressione sia autorizzato a dire assieme a pochi altri qualcosa di sensato in merito. Dopo aver attraversato quel tipo di tenebra, sono sempre più convinto del pensiero biblico, il quale dichiara che la vita merita, sempre e comunque al di là delle sue umiliazioni e mutilazioni. Traumi, malattie, depressioni e violenze patite possono comprometterne la forma. Tuttavia proprio nel dolore, che non va augurato nemmeno al proprio peggiore nemico, il suo mistero emerge in tutta la sua fragile ed indistruttibile bellezza, che va riconosciuta, protetta e amata. Un paio di maniche è la comprensione e la compassione (totali per Monicelli), un altro è la sua approvazione.
6 thoughts to “Monicelli e dintorni”
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Ieri sera ho letto il tuo ultimo scritto su “Monicelli e dintorni”.
Sono assolutamente d’accordo con te. Ma credo che solamente chi ha provato momenti difficili con problemi esistenziali può capire fine in fondo.
Anch’io ho avuto un periodo della mia vita caratterizzato da turbi e dubbi di tal genere, per fortuna non molto gravi, dal quale fortunatamente sono uscito grazie al mio medico ed alla mia famiglia.
Ora da nonno che vede crescere la vita nelle piccole creature dei miei figli lo vorrei gridare al mondo quanto bella è la vita, seppur fra mille bastoni che il Buon Dio si diverte a metterci tra le ruote… E, siccome evoca in me un momento difficile, è comunque un argomento di cui riesco a fatica parlarne. Tu invece ne sei riuscito.
Grazie ancora per le stupende parole: la vita merita, sempre e comunque al di là delle sue umiliazioni e mutilazioni.
“Credo che solo chi ha provato, come me, la tentazione terribile dell’istinto all’autosoppressione sia autorizzato a dire assieme a pochi altri qualcosa di sensato in merito.”
Da ciò implica che o gran parte dei rappresentanti della chiesa sarebbe meglio che stessero zitti a riguardo di certe tematiche, non avendole provate, oppure, molto più grave, implica che le persone non sono più libere di scegliere per se stesse quello che più desiderano.
Infine, non essendo obbligato ad approvare l’ultimo gesto di un grande personaggio, si è dimenticato di scrivere la parola più importante: il rispetto per il suo gesto, senza bisogno di compassione o comprensione.
Cara ‘Quanta ipocrisia’, lungi da me giudicare e sentenziare sul personaggio da cui siamo partiti. Non è il Monicelli sul quale ragiono, ma sulla sua scelta. E ragiono da me, senza scomodare l’istituzione, usando la mia testa. Ti pare che sia ‘libera’ tale scelta? E’ un gesto che da un punto di vista oggettivo e puramente razionale non è nemmeno una scelta. Ovvero è gesto pieno di disperazione, dove della grandezza del Monicelli si rintraccia… nulla. Non merita la vita sempre e comunque di essere amata, difesa, curata, guarita, goduta? Se mi dici che è libertà meritevole di rispetto fare Karakiri ed autoaggredirsi, mi è difficile comprendere cosa ci stiamo a fare qui. Da quello che posso capire è molto improbabile che un uomo di ammazzi lucidamente, ed è altamente probabile che lo faccia perchè travolto da qualcosa di più grande di lui. Ecco perchè a questo punto il Monicelli o chi per lui merita la compassione, proprio quella che non è riuscito a nutrire per sè, o peggio, che non è riuscito a ricevere in tempo da altri. Detto questo poi, ognuno si accomoda, non sono certo io a fare il grande burattinaio odioso ed ipocrita. Buona Pasqua!
Spesso si confonde che noi siamo in quanto individui e i nostri gesti sono in quanto comportamenti che certamente dipendono da noi, dei quali siamo indubbiamente responsabili… ma sono e rimangono altro da noi.
“Infine, non essendo obbligato ad approvare l’ultimo gesto di un grande personaggio, si è dimenticato di scrivere la parola più importante: il rispetto per il suo gesto, senza bisogno di compassione o comprensione”
Per questo io credo che non portare rispetto per il gesto (di Monicelli in questo caso), non significhi non rispettare questo essere umano. Caro/a “quanta ipocrisia”, mi permetto di intravvedere nel tuo sfogo semplicemente tanta rabbia e tanto bisogno di comprensione e ascolto. Inoltre l’ipocrisia che tu hai ravvisato in Don Fabrizio io non riesco neppure ad immaginarla. Una persona che riesce a mettersi a nudo nei sentimenti, nel vissuto personale, un uomo di Dio che riesce ad essere proiettato verso il divino ma allo stesso tempo essere umano, terreno, vicino al vivere vero della gente… : ecco una persona così non merita di stare zitta!
Per fortuna, nella mia vita non ho mai pensato di compiere gesti estremi, anche se conosco la disperazione.
La mia famiglia è stata travolta da numerosi lutti: in quasi 8 anni ho perso mio padre, un nipote di 18 anni e mio marito.
In seguito mi sono lungamente interrogata sul senso della vita.
Perché siamo qua? Dove vanno le persone che amiamo? Ci sentono? Vivono? Che senso ha avuto tutto l’amore che ci siamo scambiati?
Sono domande che ogni individuo si pone quando prende consapevolezza di sé, ma che a volte, specie quando resti spiazzato dalla vita, ritornano a minarti l’equilibrio.
Questa premessa per dire che io sono certa: di dolore non si muore.
Si soffre, si piange, ci si dispera, si vive di rimpianti,di ‘se’ e di ‘ma’, eppure, condivido con Don Fabrizio, se una persona è lucida di mente non si ammazza.
‘Quanta ipocrisia’ scrive: “Le persone sono libere di scegliere per sé stesse quello che più desiderano”.
Provi a chiedere a chi è schiavo di qualsiasi dipendenza, se è libero di scegliere!
Non c’è libertà nell’autodistruzione!
Chi attenta alla propria vita non sceglie!
Ho visto persone umiliate e devastate nel fisico dalla malattia, che hanno saputo risorgere, scoprendo nuove attitudini, nuove capacità percettive, nuovi stimoli, nella costrizione di dover guardare la vita da un’altra prospettiva.
Credo che Mario Monicelli abbia compiuto questo gesto estremo nella solitudine e nella disperazione, consumato dalla malattia anche nelle sue facoltà mentali.
Un gesto che non va lodato, va soltanto compreso.
A novantacinque anni, per quel grande intellettuale che è stato, meritava di abbandonarsi ad una morte più consapevole, vincendo la paura, magari confortato dall’affetto dei suoi cari.
Il giorno di Pasquetta mi sono concessa un’ora abbondante di relax e l’ho utilizzata per leggere tutti i commenti di questo Blog, fin dalla sua nascita, nell’Agosto dello scorso anno. Nelle precedenti visite avevo concentrato la mia attenzione sugli articoli di Don Fabrizio, e ai commenti avevo dato solo una rapida occhiata qua e là. Quel giorno feci il contrario. E’ stato come se il padrone di casa, Don Fabrizio, mi avesse presentato tutti i suoi ospiti. Ho conosciuto persone di tutte le età, con sorrisi, voci, storie ed esperienze diverse, come in un’unica grande famiglia. E come in ogni famiglia, non poteva mancare il “bastian contrario”, che qui si è presentato con lo pseudonimo di “quanta ipocrisia”.
Quando sono uscita dal Blog, un pò mi dispiaceva:ero stata proprio bene in compagnia di tutte quelle persone, in compagnia di tutti voi.
Leggere i vostri articoli mi ha arricchito dentro, e di questo ve ne sono grata.
Credo di aver capito il motivo che ha spinto Don Fabrizio a creare questo Blog. All’inizio pensavo che gli servisse come biglietto da visita, per presentarsi e farsi conoscere dai nuovi parrocchiani, ma poi ho capito che il motivo più importante è un altro:dare la possibilità a tutti di fare una sana esperienza di condivisione e di confronto, al fine di arricchirci reciprocamente, guidati e accompagnati magistralmente da lui. Ringrazio quindi Don Fabrizio per questa magnifica opportunità che ci ha offerto.
Infine voglio complimentarmi con “turchese” per l’apprezzamento ed il sostegno espressi a Don Fabrizio. Condivido pienamente quanto dici e mi associo con tutto il cuore al tuo messaggio.
Un grazie ed un cordiale saluto a tutti.