Bisogno di uomini e donne evangelici

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Audio Omelia 09.08.2015

Domenica 09 agosto 2015

Letture 1 Re 19, 4-8 ; Sal 33; Ef 4,30-5,2; Gv 6, 41-51

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

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Vestito della festa … quale?

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Audio Omelia 02.08.2015

Domenica 2 agosto 2015

Letture Es 16, 2-4.12-15 ; Sal 77; Ef 4,17.20-24; Gv 6, 24-35

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».

Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

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A.A.A. cercasi ‘Eremo della domenica’

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Audio Omelia 19.07.2015

Domenica 19 luglio 2015

Letture Ger 23,1-6 ; Sal 22; Ef 2,13-18; Mc 6, 30-34

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.

Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.

Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

 

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Giubilando

 

Anno-giubilare-della-Misericordia-per-non-escludere-nessuno_articleimage‘Giubilando’ è titolo che non dispiacerebbe a Papa Francesco per introdurre l’Anno Santo della Misericordia. Lui ama i gerundi, come misericordiando o altri di sua invenzione. Il gerundio gli piace perché rappresenta la dinamicità di un’azione, dandone l’idea di un cammino in atto. Il Giubileo, già aperto dalle periferie africane, inizierà ufficialmente il prossimo 8 di Dicembre con l’Apertura della Porta Santa in San Pietro. Novità storica assoluta, arriveranno poi le Aperture delle Porte Sante nelle singole Diocesi. Da noi la prima Apertura l’avremo domenica 13 Dicembre alle ore 15.00 presso la Concattedrale di S. Marco, partendo dalla Chiesa del Cristo. Da mesi si è messo al lavoro il Comitato per il Giubileo e il suo braccio operativo, che abbiamo chiamato ‘Gruppo di lavoro per il Giubileo’. Dal discernimento compiuto si è deciso di confezionare dei materiali audiovideo e cartaceo che trovate all’indirizzo http://www.pastoralepn.org

A me il compito di situare brevemente le scelte compiute. Esistono come due principi dentro ai quali intendiamo muoverci pastoralmente. Il primo è di tipo spirituale. Leggendo attentamente Misericordiae Vultus si comprende che riti, pellegrinaggi, liturgie penitenziali più che atti di devozione sono proposti come luogo per esperimentare la tenerezza di Dio ed entrare in un itinerario di conversione, di assimilazione dei gusti di Dio. La sentenza di Pascal ‘I tuoi peccati ti saranno rivelati nel momento stesso in cui ti saranno perdonati’ sintetizza e traduce bene il pensiero di Papa Francesco. Che ne sa della grazia chi non ha sofferto il suo peccato, e che ne sa della conversione chi non avrà goduto della misericordia? L’uomo, non nonostante, ma proprio a partire dalla sua povertà, può ritrovare la sua dignità di figlio e vivere come tale. Il secondo principio avrà allora un carattere pratico, operativo. Ecco il perché di tanta enfasi posta sulle opere di misericordia spirituale e corporale, ovvero sulla solidarietà. Come chiesa diocesana si è stabilito di concentrarci su quattro opere-segno. Eccole: sostegno alla missione diocesana in Mozambico; gemellaggio con una parrocchia della Terra Santa (la Caritas diocesana ci fornirà indicazioni in merito); appoggio alla comunità ‘Oasi’ per il reinserimento degli ex-detenuti; accoglienza dei profughi. E’ una legge teologica e pastorale che la misericordia ricevuta venga condivisa. Forti dell’espressione biblica ‘La carità copre una moltitudine di peccati’ (1Pt4,8), il principio operativo si salda con il principio spirituale, chiudendo idealmente un cerchio virtuoso. Impressionante l’opera artistica di Kiefer, autore tedesco, dal titolo ‘In principio’. Rapprensenta il caos: il cielo è in ebollizione come il mare, la terra appare come una muraglia di acque che stanno per travolgere il piano di sotto, il mare evoca la terra arata. Dall’alto scende una scala. Essa indica l’incarnazione, la discesa del Figlio della Misericordia. Scende e si raggomitola uscendo dall’immagine per sottolineare la decisione irrevocabile di Dio. Un appello per noi ad ‘arrampicarci’, ad attraversare la storia con la sua bellezza e le sue drammatiche contraddizioni per approdare nel cuore del Padre.

Articolo pubblicato sul Settimanale Diocesano ‘Il Popolo’ di Concordia-Pordenone – Novembre 2015

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Genitori

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Intelligente e commovente, fino a farmi versare copiosissime e calde lacrime, il film di Alberto Fasulo ‘Genitori’. Alberto, regista friulano di San Vito al Tagl., sorprende con il suo docufilm girato all’interno di una stanza con un gruppo di genitori (da qui il titolo del film) con figli disabili, immergendosi tra le loro confidenze e confronti. Mi aspettavo una sequenza di interviste a genitori in difficoltà come se ne vedono alla tv in programmi di interesse sociale. Qui si va oltre. La naturalezza dei volti e delle parole, quasi come se la macchina da presa non esistesse, la cura del sonoro, il montaggio rendono la pellicola un film vero e proprio, una narrazione di storie che si intrecciano e dialogano, e…avvincono. La partenza è immediata ed intensa. Poi una impennata brusca, introducendo il tema della sessualità tra i disabili, fa salire alta la tensione. E Fasulo, che sembra aver giocato la sua carta più grossa, riesce genialmente a tenere sulla stessa altezza di attenzione tutto il percorso del film. Forse in quello che dico sono influenzato dal fatto di avere un fratello con disabilità e di conoscere personalmente una delle protagoniste. Tuttavia, piace anche a me a luci spente, nella penombra del backstage, condividere alcune considerazioni. Apprezzo moltissimo l’umanità del regista. Un uomo e professionista che evita la deriva del dolorismo e del pietismo, dando una lezione ammirevole di umanità, anche ad un prete come me. Conosco poco della vita personale di Alberto, ma la consonanza in me è evidente. Leggo dentro alla regia della sua opera una attitudine all’ascolto. Un ascolto paziente ed adulto. Colgo una mano che tocca con verità e affetto le storie dei ‘suoi’ genitori, senza forzare e violentare i protagonisti. Pur essendo un docufilm Fasulo ha saputo utilizzare al meglio il registro del linguaggio simbolico e del rimando. I figli non si vedono eppure si possono immaginare, sentendone quasi il respiro e l’odore. Straordinario l’audio che fissa tutte le variazioni timbriche ed emozionali della voce. Esse raccontano di rabbia e contentezza, di ansia e di pace, di smarrimento e di speranza. Nessun moralismo e nemmeno nessuna morale, eppure si intuisce la forte provocazione ad interrogarsi sul senso della vita. Dall’opera del giovane regista e dal gruppo di genitori mi arriva una lezione non finta, tremendamente vera, affascinante. Direi evangelica. Ovvero, dalle ferite, dalle prove della vita, dagli ‘scarti’ (come è nel lessico di Papa Francesco) si apprende l’arte della vita e la sua dignità. Di certo Dio non vuole il male e il dolore, e non gode delle tribolazioni e della morte dei viventi. Lui piuttosto agisce, come ha agito nella passione e morte del Figlio, per redimere la nostra debolezza e renderla feconda. Genitori è un film pieno di compassione, di vitalità e di speranza. Ecco perché sono grato a Fasulo e ai nostri amici che si sono aperti con libertà. Si può procedere, comunque vadano le cose, con fiducia ed ottimismo. Un giorno scopriremo stupiti la bellezza determinante degli scarti di oggi.

Articolo pubblicato su IRIDE, Bollettino parrocchie Villotta-Taiedo. Dicembre 2015

 

 

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Anno della misericordia

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Leggo su ‘Rivista del clero’ un accattivante articolo di Enzo Bianchi, noto biblista italiano, fondatore della comunità monastica di Bose, scritto a pochi mesi dall’elezione di Papa Francesco. Vi trovo spunti e considerazioni che ancor oggi mi intrigano. Bianchi analizzava il genere letterario di Bergoglio e le parole più ricorrenti. Ne veniva fuori che ‘gioia’ campeggiava al primo posto e, non proprio a ruota, arrivava per seconda ‘misericordia’. Ad un paio d’anni di distanza la classifica si ribalta. Con la Bolla di indizione del Giubileo ‘Misericordiae vultus’ e dal recente magistero si evince, senza tema di dubbio, come la categoria emergente sia quella della misericordia. Essa è l’asse portante del suo pensiero, della sua sensibilità e della sua azione pastorale. Le viscere di misericordia del Padre divengono così le viscere che ispirano gesti, parole, scelte, atteggiamenti… discernimento, progettazione, visione strategica di Francesco. Il tutto conferisce alla sua figura coesione, unità, coerenza, e quindi credibilità e capacità di smuovere l’anima. La scorsa estate alla Biennale di Venezia mi sono imbattuto in una installazione artistica geniale. Per me una sorta di traduzione artistica di quanto sin qui detto. Due barche, come due mani aperte, dalle quali si dipartono migliaia di fili rossi. Agganciati al soffitto ritornano a fissarsi sulle barche formando dei tunnel che si possono percorrere. Su ogni filo è appesa una chiave. La vita dell’uomo è relazione ed è intreccio di relazioni. Il Vangelo ne è la chiave per comprenderne il mistero sino ad entrare nel cuore stesso di Dio pieno di misericordia. Sono del parere che il tempo giubilare deve smarcarsi dalla tentazione di ridursi ad un ‘consumo’ di riti liturgici e di pellegrinaggi, rendendoli sterili ed inconcludenti. Il passaggio delle porte, la celebrazione dei sacramenti, la preghiera andranno vissute come luoghi di annuncio della bellezza del vangelo, come itinerari di conversione, come occasione formidabile per esperimentare la gioia del perdono accordato da Dio. Forti poi del principio filosofico e pastorale che ‘la realtà è superiore all’idea’ (vedi EG), le offerte catechistiche e liturgiche andranno saldate con la concretezza, con la pratica della solidarietà, a iniziare dai più poveri. Ecco perché tanta insistenza sulle Opere di Misericordia corporale e spirituale. La Diocesi inviterà a coalizzarsi attorno ad alcune ‘opere segno’. Dalle indicazioni del Vescovo Giuseppe e della Caritas Diocesana si comprende come l’accoglienza dei profughi sia una priorità da perseguire, per la quale prepararsi, educarsi e organizzarsi. Finisco confidando la sensazione che una Chiesa dalle relazioni fraterne e misericordiose, più calde ed intense, e da una prontezza e generosità nell’accoglienza dei ‘forestieri’ sarà certamente profetica e missionaria. Mostrerà anch’essa un volto misericordioso e luminoso come quello del Figlio, insuperabile nell’amore. (A breve usciranno i primi strumenti per l’anno giubilare pensati dalla Diocesi. Altre indicazioni le troverete sull’imminente uscita on line di Collegamento Pastorale).

Articolo pubblicato su ‘Collegamento Pastorale’ (strumento di comunicazione della Diocesi di Concordia-Pordenone) di Ottobre 2015

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Gli adulti nel secondo annuncio

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Intervento di fr. Enzo Biemmi su ‘Gli adulti del secondo annuncio’ a Santa Cesarea Terme (Le) il 29 giugno 2015

per ascoltare l’audio cliccare su play

Audio clip: é necessario Adobe Flash Player (versione 9 o superiore) per riprodurre questa traccia audio. Scarica qui l’ultima versione. Devi inoltre avere attivato il JavaScript nel tuo browser.

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Laici corresponsabili?

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Sintesi conclusiva dell’incontro per Vice CPP svoltosi presso il CPS a Pordenone il 12.05.2015

Pordenone, 17 settembre 2015

Qui di seguito una veloce sintesi/rilettura degli interventi. In accordo con il vescovo riproporremo anche per l’anno pastorale 2015-2016 due serate per vice.

L’impressione complessiva che se ne ricava dal clima delle serate riservate ai Vice, dalla qualità dei contributi nei lavori di gruppo, e dalle motivazioni che si intuiscono è che nel gruppo dei Vice ci sia una buona sensibilità per i temi della corresponsabilità e della pastorale integrata. E’ un segnale incoraggiante di cui dover essere riconoscenti allo Spirito. Egli non abbandona lo sforzo di rinnovamento della pastorale e accende di passione i suoi figli.

  1. SENSIBILITA’ ALLA CORRESPONSABILITA’.

Ci siamo interrogati in merito alla percezione della corresponsabilità. Complessivamente dal panorama diocesano emergono situazioni differenziate. Si va da comunità spettatrici e ad impostazione clericale, dove uno o pochi ‘di fiducia’ prendono le decisioni (qui si registrano scarso coinvolgimento e laici trattati da ‘collaboratori’) ad altre dove vi è una conduzione che fa leva sulla corresponsabilità. Tra le une e le altre vi sono tutta una serie di situazioni intermedie. Tuttavia prevalentemente si pratica una pastorale che attiva delle collaborazioni, con un discreto dinamismo, ma timorosa o resistente a sperimentare una vera e propria corresponsabilità. Consola infine un dato trasversale. Preti ed operatori pastorali certamente, ed in parte le comunità parrocchiali, hanno chiara la meta. Ovvero il futuro, il volto delle nostre chiese, le prassi pastorali avranno come dimensione centrale la corresponsabilità. Altri segnali incoraggianti: è in crescita il numero dei parroci che ‘chiedono’; nei CPP fanno il loro ingresso dei giovani; esistono delle esperienze riuscite, soprattutto all’interno delle associazioni laicali, di sana autonomia ed intesa laicale; maturano dei CPP che possiedono una visione e una ‘cura’ complessiva della comunità.

  1. OSSERVAZIONI CRITICHE.

Individuare e analizzare limiti e ritardi rispetto alla una prospettiva di corresponsabilità ci permette di essere realistici e di impostare percorsi formativi ad hoc. Parlando dei parroci. Si evidenzia in non poche situazioni un clericalismo di vecchia maniera, un atteggiamento dove è scarsa se non inesistente la fiducia che un laico si attenderebbe. I laici si vedono riuniti per ricevere delle comunicazioni, per prendere atto di progetti già decisi, sentendosi trattati da ‘collaboratori’ senza una reale condivisione nella corresponsabilità. Parlando di laici. Si riscontra talvolta una corresponsabilità mal intesa, dove ognuno fa quel che vuole, con piglio individualista ed incuranti della relazione di comunione ed integrazione con il parroco e le altre realtà ecclesiali. Un arrangiarsi ed un protagonismo che scimmiottano in versione laicale il clericalismo dei preti. E’ piuttosto comune incontrare operatori pastorali decisamente non preparati e sprovvisti di ‘strumenti e competenze’ pastorali.

  1. PERCORSI E SCELTE.

Non mancano le proposte per avvicinarsi alla meta di una cultura della corresponsabilità. E’ qui che si legge maggiormente la passione per la pastorale e la coerenza con la propria vocazione battesimale.

Essenziale la formazione. Essa sarà teologica, pastorale, tecnica, ma anche spirituale. Servono competenze che vanno apprese, e capacità relazionale buona.

Il passaggio dalla collaborazione alla corresponsabilità domanda pazienza, un percorso di conversione lungo, dove il pastore apprenderà l’arte del valorizzare e del mettere in connessione, e dove l’operatore laico imparerà ad uscire dalla passività e a coinvolgersi. Vitale nel tragitto di cambio della prassi pastorale una relazione tra preti e laici segnata dalla stima e dalla fiducia.

Il servizio del CPP appare in questa visione determinante. Lo si vede come una ‘cabina di regia’ dove si analizzano le situazioni ecclesiali e del territorio con uno spirito di fede, si formulano delle strategie e delle proposte, lavorando dove è possibile per commissioni.

Alcune osservazioni e suggerimenti appaiono inediti o meritevoli di attenzione. Il CPP non assorbe tutta la corresponsabilità. Idealmente è un animatore della corresponsabilità dentro alla comunità e favorisce la medesima nell’UP. La corresponsabilità poi non va intesa per la sola conservazione dell’esistente, ma per una vera azione missionaria della chiesa, uscendo dalla ‘cerchia’. Si possono studiare ‘incarichi e servizi’ a tempo, e ridurre numericamente le attività.

  1. TRADUZIONI OPERATIVE PER I VICE.

Il profilo del vice appare ancora incerto. Si esprime il bisogno di chiarirne competenze e limiti. In ogni caso dalle riflessioni scambiate non si evince la richiesta di elaborare un Vademecum che ne precisi le mansioni in modo puntuale, quasi amministrativo. Piuttosto si chiede al Vice di prendersi cura della sua formazione pastorale e delle sue qualità comunicative-relazionali.

Brevemente, dai pareri ci si attende che il Vice possa condividere strettamente con il parroco la ‘cura’ della comunità, dialogando con lui nella franchezza e nell’amicizia, in spirito di unità e di comunione. Idealmente egli è uomo o donna di comunione e di pace, possiede una visione d’insieme della realtà parrocchiale, promuove a tutti i livelli la corresponsabilità, è accettato nel CPP e nella comunità come referente e coordinatore, legge con attenzione il territorio. Perciò abbisogna di prendersi del tempo per la sua formazione, apprendendo a coordinare, programmare e organizzare.

Per concludere. E’ incoraggiante notare come dal mini itinerario dei Vice appaia nitida l‘intenzione di avviarsi con convinzione verso una corresponsabilità vera. Essa è in fondo la traduzione pastorale e concreta della dignità battesimale dei laici messa in risalto dal Concilio Vaticano II. Il ‘fenomeno’ papa Francesco, che ci anticipa di alcune falcate su questi temi, risulta essere una spinta provvidenziale per la maturazione effettiva, sia pastorale che sociale, del laicato. ‘Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia’ (Nota pastorale CEI del 2004), da teoria e magistero autorevole, può così farsi storia.

Salutandovi e ringraziandovi per il vostro prezioso servizio, informiamo che si sta consolidando una ‘equipe diocesana per la promozione delle UP’. Essa è nel contempo interpellata per l’elaborazione dei prossimi appuntamenti dei Vice. Se qualcuno fosse interessato a parteciparvi scriva a don Fabrizio al seguente indirizzo: detonifabrizio@gmail.com

Buona lettura dei verbali e a presto!

Don Fabrizio De Toni – Vicario per la Pastorale

 

 

 

 

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Frammenti di bellezza!

PordenoneDomenica 13 settembre 2015 nel pomeriggio apriamo l’anno di pastorale diocesana. Lo facciamo nel contesto della città di Pordenone. Formula e contenuti saranno ‘non convenzionali’. L’apertura si propone come un’opera in due atti. Il primo in senso temporale si rivolge alla cittadinanza di Pordenone e a tutto il territorio della diocesi. I destinatari: giovani e adulti, famiglie… gli uomini e le donne delle nostre comunità e paesi che sono alla ricerca del bello e del senso del vivere. Percorsi d’arte e catechesi, incontri con artisti del mondo della pittura e della fotografia, ascolto guidato di musiche africane abbinato a splendide immagini delle periferie del continente nero… intendono essere una modalità per raccontare attraverso la bellezza e la cultura il volto di Dio. Se la verità non si sposa con la bellezza, si deteriora in una realtà arcigna, impositiva. Solo il fascino riesce a stupire, ad agganciare e stimolare i desideri del cuore umano, a salvarlo. E la verità del vangelo è il massimo di ciò che può attrarre. Ho goduto di recente alcuni ‘frammenti di bellezza’. Alla biennale di Venezia nel padiglione del Giappone una geniale installazione mostrava due barche da pescatore. Da esse partivano migliaia di fili rossi, che si fissavano sul soffitto, alle pareti e ritornavano sul pavimento così da formare un tunnel infuocato. Ad ogni filo era appesa una piccola chiave. Ve n’erano una quantità sterminata, proveniente da tutto il mondo ad indicare il mistero della comunione e il suo fascino. Una bambina che ha condiviso con i genitori e con me un viaggio d’arte in Toscana così sintetizzava la giornata dopo la visita alla Galleria dell’Accademia: ‘Mamma, mi sono piaciuti la vasca da bagno (dell’albergo), gli artisti di strada e l’uomo con il sasso…’. L’uomo con il sasso sarebbe il David di Michelangelo. Aveva colto perfettamente. Il centro di quell’opera parte dal sasso e ritorna al sasso. E’ la pietra nella mani di Davide il punto da cui si avvia il dinamismo che porterà alla libertà, all’uccisione di Golia, alla benedizione di Dio. Se volete, l’offerta che abbiamo ideato è un tentativo di tradurre concretamente l’esortazione di Papa Francesco ad uscire, a sperimentare nuove strade per l’evangelizzazione. I desideri del cuore vanno intercettati, stimolati, risvegliati dall’incanto di ciò che è buono, vero, gradito a Dio e… bello. L’uomo che lo sappia o meno porta con sé una strana ‘nostalgia’ di pienezza, di luce, di Dio. Il secondo atto è rivolto agli operatori pastorali e ai fedeli delle nostre parrocchie. Quindi si converrà in Seminario dove saranno allestiti stands (ottimi per combinare ‘affari pastorali’), laboratori e conferenze. Non mancherà una performance teatrale per i più piccoli e i loro genitori. Tenete d’occhio il sito diocesano http://www.pastoralepn.org dove troverete informazioni aggiuntive e dettagliate. Una cena frugale ci consentirà di riprendere le energie e di fraternizzare. Quindi concluderemo con la veglia presieduta dal vescovo e aperta dal gruppo teatrale ‘Gioia’ dei ragazzi della Nostra Famiglia di San Vito. Durante la celebrazione saranno consegnate in forma simbolica le icone del nuovo anno pastorale.

Articolo pubblicato su Il Popolo settimanale Diocesano di Concordia-Pordenone il 6.09.2015

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Vocazione: amore per la libertà!

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Audio Omelia 12.07.2015

Domenica 12 luglio 2015

Letture: Am 7,12-15; Sal 84; Ef 1,3-14; Mc 6,7-13

Dal Vangelo di Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

 

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