Fede e Poesia – P. David Turoldo nel centenario della nascita

libreria-editrice-vaticana-pordenone-2016-locandina-fede-e-poesiaMercoledì 26 ottobre

Pordenone – Duomo Concattedrale S. Marco

Padre David Maria Turoldo è nato il 22 novembre 1916 a Coderno (Ud). In occasione del centenario della sua nascita, la Libreria Editrice Vaticana ha invitato presso la Concattedrale di Pordenone p. Ermes Ronchi, anch’egli frate dell’Ordine dei Servi di Maria e friulano. imagesNel suo intervento definisce Turoldo come “Maestro, fratello, amico”. Si è arricchito la serata con alcune poesie dell’amico lette da Orazio Coclite.

 

Condividi Post ...

Il peccatore di fronte a Dio misericordioso secondo S. Paolo

 

libreria-editrice-vaticana-pordenone-2016-locandina-il-peccatore

Martedì 25 ottobre 2016 – Teatro del Seminario Vescovile di Pordenone

Prolusione dell’Anno Accademico dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Rufino di Concordia”  in Portogruaro e dello Studio Teologico del Seminario Diocesano “Card. Celso Costantini”.

 

 

 

 

untitled

Audio della relazione del Prof. Mons. Romano Penna docente emerito della Pontificia Università Lateranense di Nuovo Testamento.

Condividi Post ...

L’anti-misericordioso!

imagess8w6razh

 

 

 

 

 

 

 

Audio Omelia 23.10.2016

XXX Domenica del tempo ordinario

Letture Sir 35,15-17.20-22 ; Sal 33; 2Tm 4,6-8.16-18; Lc 18, 9-14

 

Dal Vangelo secondo Luca

 

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:

«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.

Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.

Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.

Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Condividi Post ...

Mistero grande

images38SI3VXD

Il cammino di discernimento ecclesiale dal Concilio Vaticano II ad oggi ci ha resi consapevoli che la nuova evangelizzazione dipende in gran parte dalla chiesa domestica (la famiglia) e che il primo modo proprio dei coniugi per evangelizzare è crescere nella qualità dell’amore che li lega. Un amore bello è contagioso, affascinante ed edifica le nuove generazioni dando loro una base solida sulla quale costruire il futuro.

Aiutare le coppie a crescere in unità e in qualità d’amore è quindi una priorità delle chiese diocesane e delle parrocchie.

In Amoris Laetitia, papa Francesco ci aiuta a focalizzare un concetto importante: «La pastorale matrimoniale deve essere prima di tutto una pastorale del vincolo, dove si apportino elementi che aiutino sia a maturare l’amore sia a superare i momenti duri. Questi apporti non sono unicamente convinzioni dottrinali, e nemmeno possono ridursi alle preziose risorse spirituali che sempre offre la Chiesa, ma devono essere anche percorsi pratici, consigli ben incarnati, strategie prese dall’esperienza, orientamenti psicologici. Tutto ciò configura una pedagogia dell’amore». (Francesco, Amoris Laetitia, 211)

Nella riunione del Consiglio Pastorale Diocesano del 14 ottobre scorso abbiamo conosciuto alcune esperienze e realtà ecclesiali strutturate e verificate che operano nella pastorale del vicolo aiutando a maturare l’amore. Le esperienze presentate sono state:

  1. The Marriage Course  (www.misterogrande.org/tmc)
  2. Seminari per sposi (www.misterogrande.org/seminari)
  3. Comunità Familiari di Evangelizzazione (www.misterogrande.org/cfe)

untitled

 

Audio delle esperienze presentate

 

Condividi Post ...

Intercedere a mani levate

a65c92b27addbd2d08d92dc13e526c66

 

 

Cueva de las Manos (Santa Cruz)

 

 

 

 

Audio Omelia 16.10.2016

XXIX Domenica del tempo ordinario

Letture Es 17,8 – 13 ; Sal 120; 2Tm 3, 14 – 4,2; Lc 18, 1 – 8

 

Dal Vangelo secondo Luca

 

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:

«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.

Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».

E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Condividi Post ...

Giubileo dei lavoratori del Friuli Venezia Giulia con Bregantini

images1

Audio dell’intervento di Mons. Bregantini

images

Articolo pubblicato su Avvenire – domenica 16 ottobre 2016

MONFALCONE  Da Nazareth a Monfalcone, là dove «il pane quotidiano è sudore, ma anche condivisione ». Lo ricorda Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso, operaio in gioventù. Ai lavoratori riuniti per il giubileo interdiocesano del Friuli Venezia Giulia alla Fincantieri, all’ombra delle bellissime navi in costruzione, i vescovi di Gorizia, Udine, Trieste e Concordia Pordenone distribuiscono una pagnotta di pane con incisa una croce. A pochi metri, un casco, un contratto, un computer.

La dignità del lavoro è uno dei nomi della misericordia di questo giubileo, puntualizza l’arcivescovo di Gorizia, Carlo Roberto Maria Redaelli. Dignità che significa sicurezza del lavoro e sicurezza nel lavoro. Le diocesi non potevano scegliere luogo più simbolico per la riflessione, presenti anche lavoratori musulmani con un imam, cristiani ortodossi, col sacerdote che li accompagna, e fedeli di altre religioni. Alla Fincantieri – evidenzia la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, DeboraSerracchiani – il lavoro è assicurato fino al 2022, quando il gruppo varerà le prime navi cinesi, e poi si andrà oltre. Un lavoro, fra l’altro, carico d’innovazione, oltre che di capacità professionale. Lo conferma anche il direttore di stabilimento, Roberto Olivieri, che illustra un altro aspetto: le culture della tutela sempre in evoluzione. Ma, a proposito di misericordia, ecco il delegato di fabbrica che denuncia il licenziamento di tre lavoratori pizzicati mentre dormivano. Per Bregantini nessun dubbio: la bottega di Nazareth resta, per antonomasia, il luogo della dignità del lavoro, con quel maestro Giuseppe che insegnava come il pane fosse il frutto della fatica, ma dovesse significare anche condivisione. Condivisione che riguarda, puntualizza ancora il vescovo, «la santità della domenica» da rispettare. La consegna del giubileo, concluso con la recita del Padre nostro, sta nel monito di Papa Francesco rilanciato da Bregantini: il lavoro sia libero, creativo, partecipativo, solidale, con equo salario.

Francesco Dal Mas

 

Condividi Post ...

Pastorale della rotatoria

Il titolo viene da alcune letture di recenti riviste di pastorale e dall’osservazione sul campo. Lasciamo per un momento l’immagine stradale di partenza per introdurne una di tipo domestico. Massimo Nardello su ‘Settimana’ individua il freno nei processi di cambia
mento ecclesiale in una ‘pastorale a cucù’ http://www.settimananews.it/pastorale/una-pastorale-a-cucu/. Il famigerato rotatoria-per-soli-ciclisti-306971volatile fa capolino dalla casettina ad orari fissi. All’inizio viene ascoltato con simpatia, in seguito essa lascia il posto all’insofferenza per un verso già noto e ripetitivo. L’icona ornitologica rimanda ad una

attività ecclesiale dejà vu, scontata, rimasticata che non attrae nessuno, anzi suona molesta e sgradevole. E’ nota a tutti l’insistenza nel magistero popolare di papa Francesco di smetterla con ‘il si è sempre fatto così’. Il ‘metodo del cucù’ si irrigidisce su schemi fissi privi di elasticità, e così le prediche si ripropongono uguali a se stesse di anno in anno. Gli itinerari formativi, che nei bei tempi funzionavano, rimangono inalterati attribuendo la colpa di una partecipazione striminzita all’insensibilità delle pecore. Ci si stufa e ci si annoia. Tutto sommato l’abitudinarietà all’operatore pastorale consente di sentirsi al riparo, di fuggire l’ansia del nuovo, è… comoda. Una delle varianti di simile modo di procedere è consegnare con ritmo incalzante ed inesorabile eventi, iniziative, proposte senza tregua, convinti che un’azione martellante prima o poi farà presa e sfonderà. Se ci pensate bene, la metodologia del cucù è fortemente autoreferenziale. Si ‘esce’, ma con i piani già belli confezionati, privi di discernimento condiviso e di fantasia, e si ‘rientra’ in tutta velocità, perché non c’è tempo da perdere e ahimè nemmeno per ascoltare. L’invenzione inglese della rotatoria può evocare e sintetizzare la conversione missionaria della pastorale tanto cara a Francesco (vedi EG), ai vescovi italiani (leggasi ‘Il volto missionario della parrocchie in un mondo che cambia’) e alle scelte del vescovo Giuseppe (con la sua ‘I passi della misericordia’). Superando gli incroci tradizionali perpendicolari e fissi, si disegna una traiettoria circolare che permette inserimenti fluidi, mai scontati, dove gli interessati si osservano e condividono le scelte pur dentro a delle regole precise. Fuor di metafora sto pensando all’inedito approccio contenuto e suggerito in Amoris Laetitia, il quale senza rinunciare alla retta dottrina è di natura pastorale. Esso richiede annuncio della bellezza del matrimonio come vocazione all’amore, pazienza, accompagnamento, ascolto, discernimento, integrazione. Qui si incontrano, condividendo un pezzo di strada, il servizio materno ed autorevole della chiesa e le storie diversissime delle coppie e delle famiglie, con il loro bagaglio di straordinaria e fragile umanità. Il progetto strutturale delle Unità Pastorali, a proposito circa la metà è riuscita ad addivenire ad una costituzione giuridica, valica la logica dei confini, del territorio da difendere per allacciare relazioni e alleanze, per condividere risorse e programmazioni in modo agile. Integrandosi si procede in compagnia, non ci si annulla a vicenda, e si trovano mille strategie per innovare con creatività. Le UP sono come il luogo scorrevole per accogliersi con gioia e per incoraggiarsi a scavalcare i recinti, in modo da raggiungere gli itinerari di vita di quanti da tempo hanno traslocato dall’ambiente parrocchiale. La prossima Visita Pastorale triennale annunciata dall’episcopo va in questa direzione. Egli decide, secondo una sapienza storica e collaudata, di ‘uscire’ dagli spazi della curia, che in ogni caso sono un pezzo di chiesa che va presidiato per custodire il gregge, per affiancarsi, senza interrompere nulla, anzi per sostenere, per ‘annusare l’odore delle pecore’, per orientare, per incontrare. In fondo la vita credente è o non è un ‘santo pellegrinaggio’ della carovana di Dio?

 

Pubblicato su ‘Collegamento Pastorale’ della Diocesi di Concordia-Pordenone del 18.10.2016

Condividi Post ...

Nonni da rottamare?

imagesHYO3416W

 

 

 

 

 

 

 

Audio Omelia 09.10.2016

XXVIII Domenica del tempo ordinario

Letture 2Re 5,14 – 17; Sal 97; 2Tm 2, 8 – 13; Lc 17, 11 – 19

 

Dal Vangelo secondo Luca

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.

Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.

Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.

Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Condividi Post ...

Incontro

Riflessione su Lc 17,11-19
Siamo sulla strada verso Gerusalemme, lungo il ‘cammino’. Gesù procede diretto alla città santa, la città del ‘servizio’, della morte come dono. Lungo il percorso viene intercettato da un gruppo di dieci lebbrosi, e si aprirà servizievole alla loro accorata richiesta. Esplorando il racconto ci si accorge di due tipologie di fede. Tutti e dieci sono anmichelangeloimati da fede. Lo si evince dall’appello ‘Gesù, maestro, abbi pietà di noi’. E’ quasi una supplica liturgica. Tutti e dieci si fidano della parola di Gesù. Si avviano verso il tempio ancor prima della guarigione, solo per strada infatti verranno purificati. Tuttavia, solo uno di loro, un samaritano, considerato straniero ed eretico, ritorna a ringraziare, intonando il suo Magnificat. Qui sta la differenza, tra una fede rappresentata dai nove fatta di osservanza dei comandamenti, dei riti, delle prescrizioni e l’altra, quella evocata dal samaritano, dove si stabilisce una relazione con Gesù. La fede vera è un incontro, gioioso e festoso. Da qui un appello ad ‘uscire’ per incontrare, ad ripensare la pastorale in termini missionari, ad una cultura della prossimità e dell’incontro. Dio agisce attraverso la mediazione generosa ed intraprendente dei discepoli che non se ne stanno al calduccio delle sacrestie a respirare incenso. Se noi incontriamo Lui incontra, tocca, accarezza, incoraggia, guarisce. E lo farà senza attendere, e sarà un ‘canto di lode’.

Condividi Post ...

Servi inutili?

La cameriera Matisse

 

La cameriera

(Henri Matisse – 1896)

 

 

 

 

 

 

 

Audio Omelia 02.10.2016

XXVII Domenica del tempo ordinario

 

Letture Ab 1,2-3;2,2-4; Sal 94; 2Tm 1,6-8.13-14; Lc 17,5-10

Dal Vangelo secondo Luca

 

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».

Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?

Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Condividi Post ...