DE PALO: Dipingere il mondo con i colori della fraternità

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Il 6 dicembre 2016 si è tenuto un incontro sulla missione della famiglia nella società, presso il Centro pastorale  Seminario di Pordenone. La serata era promossa dalla Commissione per la formazione permanente del clero in collaborazione con Pastorale Famigliare.
Ospite e relatore Gianluigi De Palo, Presidente nazionale del Forum delle Associazioni familiari. Ha proposto una riflessione dal titolo “Dipingere il mondo con i colori della fraternità”, con riferimento all’esortazione Amoris Laetitia di Papa Francesco.

Audio della relazione di Gianluigi De Paolo

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Il fascino della conversione

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Audio Omelia 04.12.2016

Seconda Domenica di Avvento

Letture Is 11,1-10; Sal 71; Rm 15, 4-9; Mt 3, 1-12

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».

E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

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“Brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”

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Riflessione – Seconda domenica di Avvento 2016

Seconda Domenica di Avvento 2016

‘Una sosta attesa’: così recita lo slogan di Un Attimo di Pace, facendo il verso all’Avvento, che è tempo di attesa e di sospensione. Partiamo dall’idea del riposo e della sosta, che per noi non è fare la nanna o rimbambirci, ma recupero di energie. Un riposo dinamico, finalizzato ad un incontro.

Rintraccio nella pagina di Matteo, che presenta il profilo del Battista, due elementi imparentati con il riposo. ‘Giovanni Battista predicava nel DESERTO’. Più sotto: ‘Egli è voce di uno che grida nel DESERTO’.  Esso è luogo fisico e simbolico di potente suggestione. Mi piace rievocare la figura di Elia, il profeta di fuoco. Il padre dei profeti, e quindi anche del Battista. Egli si inoltra per una giornata di cammino nel DESERTO. Si isola, la sua è una sosta drammatica e penosa. Vorrebbe lasciarsi morire. Esistono silenzi e pause prolungate che sono sintomo di un malessere profondo. Silenzi da curare. Elia tuttavia trasformerà il suo deserto in una pausa feconda. Incontra sull’Oreb Dio, che lo accarezzerà come sussurro di brezza leggera, come ‘voce’ di silenzio sottile. Elia scappava. Dopo il deserto e grazie al deserto riprenderà il suo servizio profetico.

Individuo inoltre l’idea della sosta in ciò che accade attorno al Battista. ‘Gerusalemme e la Giudea accorrevano a lui’.  Quindi, la città interrompe i suoi ritmi frenetici, entra nel deserto, fa silenzio, ascolta. E’ una sorta di ritiro spirituale non imposto, per il quale ci si sente attratti.

Vedete, il deserto può far male e spaventare, essere una landa di ululati solitari, di sciacalli e di scorpioni velenosi. Nel silenzio possiamo incontrare i démoni che ci abitano. Forte è la tentazione di scappare stordendoci con il super lavoro, con la musica a tutto volume, con le connessioni virtuali mai interrotte. Eppure basta anche una piccola, coraggiosa sospensione, una preghiera nuda per assaporare la dolcezza di Un Attimo di Pace

 

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Clicca sull’immagine per maggiori informazioni sulla proposta “Un attimo di pace”

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Non sonnecchiare, per favore!

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Audio Omelia 27.11.2016

Prima Domenica di Avvento

Letture Is 2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14; Mt 24, 37-44

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

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Giorno del Signore. Fine anno liturgico

Avvicinandoci alla conclusione, alla ‘morte’ dell’anno liturgico, con sapienza educativa la chiesa sceglie testi biblici che fanno riferimento alla ‘fine’, al ‘Giorno del Signore’. Di quella che viene chiamata ‘apocalisse di Luca’ sottolineo due passaggi. ‘Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”. Non andate dietro a loro!’. Il ‘Sono io’ rimanda all’ “Io Sono” di Dio a Mosè presso il roveto ardente. E’ il santo nome di Dio, di Colui al quale appartiene il primato. Se facciamo attenzione, siamo straordinariamente geniali nel costruirci idoli, illusioni, sogni malati come il potere per il potere, la carriera, l’ingordigia di denaro, il sesso slegato dall’amore… Altari improbabili davanti ai quali, senza avvedercene, pieghiamo le ginocchia. Divinità pagane che pretendono di chiamarsi ‘Io Sono’. Interessante ricordare che Giovanni Battista, interrogato se fosse lui il Cristo, rispose: ‘Io Non Sono’. Fu uomo libero, proprio perchè uomo di Dio, totalmente relativo al suo Signore. In una società ammalata di narcisismo e una chiesa continuamente tentata di autoreferenzialità, preoccupata della sua immagine, chiediamo allo Spirito di trovare il centro e di innamorarcene.cristo-giudizio-universale_michelangelo

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Un Dio alla rovescia

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Audio Omelia 20.11.2016

XXXIV Domenica del tempo ordinario

Letture 2Sam 5,1-3 ; Sal 121; Col 1,12-20; Lc 20,27-38

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

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Come angeli

untitled“Mi ha voluta corpo e anima. Adesso danzo per Lui.” 
Suor Anna Nobili attraverso il corpo prega danzando perché il corpo è un dono di Dio, tempio dello Spirito Santo (cfr. 1Cor 6, 19)
Cliccando sull’immagine è possibile visualizzare la sua esibizione nel 2013 alla trasmissione “Le invasioni barbariche”.
 

 

 

 

 

Audio Omelia 06.11.2016

XXXII Domenica del tempo ordinario

Letture 2Mac 7,1-2.9-14 ; Sal 16; 2Ts 2,16-3,5; Lc 20,27-38

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

 

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I Santi sono come le palme

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Corteo dei santi Martiri  (Sant’Apollinare Nuovo, Ravenna).
Da notare la presenza di una palma fra ogni martire. Nell’iconografia cristiana il simbolo della palma si abbina al profilo di colui che dona la vita interamente per il Vangelo. Essa affonda profonde radici per cercare l’acqua anche in terreni aridi. Ben piantata, resistente, sempreverde… albero svettante dalla chioma che si dispone a raggiera solare. Quando produce i datteri, frutti pieni di energia, sembra quasi morire, ed in realtà offre il meglio di sé. La conformazione della palma e l’espressione biblica ‘Il giusto fiorirà come palma’ (Sal 92,12a) spiegano il suo impiego nell’arte sacra.

 

 

 

 

Audio Omelia 01.11.2016

Tutti i Santi

Letture Ap 7,2-4.9-14 ; Sal 23; 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

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La conversione è figlia del perdono

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“Ama i tuoi nemici” è l’ultima opera di Timothy Schmalz presentata l’11 settembre scorso, nell’anniversario degli attentati alle Torri gemelle. Guardandola viene spontaneo chiedersi come mai se il terrorista è pentito non ha ancora deposto l’arma? Forse in realtà è proprio Gesù a fare il primo passo perdonandolo ancora prima che sia lui a chiedere?  Rappresentare Gesù che abbraccia il nemico ci induce a riflettere su quanto sia difficile per la nostra mentalità occidentale concepire che il perdono di Dio arriva ancora prima del pentimento e della conversione del peccatore.  Eppure la storia di Zaccheo ci insegna che Gesù abbraccia un peccatore non un convertito. Commentando la ‘Misericordiae Vultus’, la teologa Serena Noceti afferma: “La misericordia ha a che fare, certo, con l’errore, con la colpa. Ma sempre tiene presente il futuro, scommette sul futuro. Crede nell’umanità anche di chi è colpevole.” 

 

 

 

Audio Omelia 30.10.2016

XXXI Domenica del tempo ordinario

 

Letture Sap 11,22-12,2 ; Sal 144; 2Ts 1,11-2,2; Lc 19,1-10

Dal Vangelo secondo Luca

 

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.

Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».

Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

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Riconoscere un bene più grande. L’unità di vita del presbitero-assistente

untitled“Riconoscere un bene più grande”: questo l’auspicio, mutuato dal n. 235 di Evangelii Gaudium, espresso dall’Incontro nazionale degli Assistenti dell’Azione Cattolica che si è tenuto ad Assisi dal 24 al 27 ottobre.

La prima parte era legata alla vita del prete con l’obbiettivo di approfondire la questione dell’unità di vita, per superare quella frattura tra essere e agire. Come del resto anche la frammentazione tra i tanti impegni a cui sono sottoposti i preti oggi. Il discorso tenuto da Papa Francesco nel maggio scorso davanti all’Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana era il filo conduttore. Attraverso le parole del Pontefice, che aveva riletto la vita dei presbiteri attraverso una triplice appartenenza al Signore, alla Chiesa e al Regno, si sono ritrovati i tratti più caratteristici dell’identità presbiterale.

P. Amedeo Cencini, dei padri Canossiani, è intervenuto con una riflessione dal titolo: Appartenere a Cristo. Un incontro che da “sapore” alla vita.

Audio della riflessione di P. Amedeo Cencini

 

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