Il suo volto brillò come il sole

Domenica della Trasfigurazione, situata dalla tradizione sul Tabor, monte in disparte.

Si noti il cambio cromatico: si passa bruscamente dalla notte al giorno, dal buio alla luce. L’esperienza del Tabor si infila esattamente tra due profezie di morte.

Gesù annuncia la sua passione. I discepoli sono disorientati, vedono caligine.

Hanno le tenebre nel cuore. Quindi, nel mezzo delle tenebre spirituali esplode una luce accecante.

Gesù rivela la sua identità e il suo futuro di risurrezione. Egli consola  e conferma.

A ben pensarci, questo messia povero, umile e mite che viaggia verso il dono radicale di sé è come una traccia di lava incandescente.

Altro che notte! Pietro e soci lo vorrebbero spavaldo e travolgente. Gesù li stressa, non accontenta la smania narcisista.

É veramente alternativo e in controtendenza.

In una fase storica di tensioni montanti e di aggressività crescente siamo esortati a dar spazio al carisma della dedizione umile e feriale.

Accenderemo fuochi di speranza

don Fabrizio De Toni
Vicario per la pastorale – diocesi di Pordenone

 

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Fuochi di speranza

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Audio Omelia 12.03.2017

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II Domenica di Quaresima

 

Letture Gen 12,1-4; Sal 32; 2Tm 1,8-10; Mt 17,1-9

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

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Tentazione e brivido della libertà

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Audio Omelia 05.03.2017

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I Domenica di Quaresima

 

Letture Gen 2,7-9;3,1-7; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11

Dal Vangelo secondo Matteo

 

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».

Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».

Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».

Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

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Gesù è tentato

05marzo

 

 

 

 

 

Video-Riflessione – Prima domenica di Quaresima 2017

Il Signore Gesù non viene risparmiato ma viene colpito dalla prova, non solo per 40 giorni ma durante tutta la sua vicenda storica.
Il tentatore lo porta nell’angolo sud-est del tempio e in una posizione strapiombante, 100 metri di salto, e viene invitato a buttarsi.

Quindi a compiere un volo e un recupero poi di angeli, straordinario e sensazionale.

L’immagine è evidentemente simbolica e richiama un’attrazione , una tentazione, una pressione interiore a buttarsi nelle braccia del successo, a cercare l’applauso, il potere e l’affermazione di sé: è come una corrente potente, come un fiume in piena che papa Francesco chiama “pensiero mondano”.

Gesù resiste a questa spinta e a quest’urto.

Claudio Lolli, nel 1972, cantava un testo trasgressivo in Vecchia piccola borghesia e se la prendeva con la Chiesa dei benpensanti e ipocriti, esortando a rompere, ad andare controcorrente.

In realtà, se ci pensiamo bene, è il vangelo, ancor prima di Lolli, ad essere anticonformista e alternativo.

Il primo pesce a risalire il fiume della mediocrità e dell’autoreferenzialità è proprio il Signore Gesù: e per prenderlo sul serio e andargli dietro, ci vogliono le pinne della libertà e del coraggio.

Quindi si direbbe che il vangelo è veramente roba per amanti della libertà.

Don Fabrizio De Toni

 

 

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Cuore stracciato

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Audio Omelia 01.03.2017

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Mercoledì delle Ceneri

 

Letture Gl 2,12-18; Sal 50; 2Cor 5,20-6,2; Mt 6, 1-6.16-18

Dal Vangelo secondo Matteo

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.

Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

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Audio Omelia 26.02.2017

VIII domenica del tempo ordinario

 

Letture Is 49,14-15; Sal 61; 1Cor 4, 1-5; Mt 6, 24-34

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:

«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.

Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?

Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?

E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?

Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.

Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

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Santità mitizzata

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Anna dopo 70 anni perdona il partigiano Valentino Bortoloso, il “Teppa.
“Teppa” era fra chi comandava i partigiani che, nella notte fra il 6 e il 7 luglio 1945 fecero irruzione nel carcere di Schio per compiere l’eccidio in cui morirono 54 persone, uomini e donne, fra questi anche il padre di Anna il podestà Vescovi.
Nella foto l’abbraccio tra Valentino  e Anna: «Che il nostro gesto sia un monito che è possibile superare le barriere di odio»

 

 

 

 

Audio Omelia 19.02.2017

VII domenica del tempo ordinario

 

Letture Lv 19,1-2.17-18; Sal 102; 1Cor 3,116-23; Mt 5,38-48

Dal Vangelo secondo Matteo

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

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L’amore non ghermisce

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Audio Omelia 12.02.2017

VI domenica del tempo ordinario

 

Letture Sir 15,16-21; Sal 118; 1Cor 2,6-10; Mt 5,17-37

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

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Corso di Formazione Liturgico-Musicale

ruaroAudio dell’intervento di Don Pierangelo Ruaro durante il corso di Formazione Liturgico-Musicale promosso dall’Ufficio Liturgico della Diocesi Concordia-Pordenone nel 2013 .

Pierangelo Ruaro (1956),
Sacerdote della diocesi di Vicenza, è vicedirettore dell’Ufficio liturgico diocesano, nonché insegnante di musica nell’Istituto teologico del seminario di Vicenza. Ha pubblicato molti libri fra cui Chitarra e liturgia e, insieme con G. Venturi, Celebrare e cantare la messa.

 

Il canto è liturgico,
se e quando contribuisce a portare Dio su questa terra, 
affinché la presenza di Dio prenda forma,
continui ad avere forma umana, come in Gesù di Nazaret, 
prenda la forma dell’assemblea radunata e attraverso di essa
si proponga di nuovo come “la luce che salva”
al popolo che ancora cammina nelle tenebre.
Questo è lo scopo della Liturgia.
Questo è lo scopo cui devono servire i nostri riti
e i nostri interventi, canto compreso, perché si
possa dire che sono liturgici. (Ruaro)

 

 

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Conversione pastorale

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Il Pappagallo e la Sirena di Matisse, 1952 – 1953. Guazzo, collage su carta su tela, cm. 337 x 768,5. Collezione Stedelijk Museum, Amsterdam

 

 

 

 

I vescovi del triveneto agli inizi di Gennaio 2017 sono convenuti ad una due giorni di studio a Cavallino sulla pastorale missionaria: “Servitori della missione”.

Avendovi partecipato, ne ho ricavato alcune impressioni sulla ‘conversione pastorale’.

Il cambio di passo, imposto dalla esortazione programmatica Evangelii Gaudium e dall’ingresso in una fase storica totalmente nuova, domanda di por mano alla pastorale ordinaria. Confidare in una catena di eventi straordinari, giusto per risvegliare l’attenzione ed entusiasmarsi, prosciugherebbe una quantità smisurata di forze senza modificare la struttura della pastorale quotidiana. Si attendono cambi, non estemporanei ed eventuali, per avviare un processo di trasformazione della pastorale ordinaria in pastorale dall’impronta squisitamente missionaria.

Senza tarpare le ali a quanti, mossi da passione per il Vangelo e da guizzi di fantasia, desiderano cimentarsi in tentativi inediti (il repertorio è già ben nutrito), una delle vie primarie da praticare è quella delle Unità Pastorali. Esse più che reti di salvataggio per salvare il salvabile, vista l’inesorabile e progressiva penuria di clero, possono essere lo strumento che consente alle parrocchie di allearsi e di sviluppare una pastorale intraprendente.

Pensiamo al coordinamento dei catechisti e degli animatori che si rigenerano mettendo in comune risorse e competenze e sviluppano degli itinerari con giovani e adulti che isolatamente sarebbe impensabile attivare. Se guardiamo alle Caritas parrocchiali possiamo già constatare la bontà dei collegamenti di UP, nei quali esse maturano, superando il primo livello di dispensatrici di beni per i poveri e divenendo ‘maestre’ di prossimità ed interlocutrici autorevoli con il territorio. Una seconda via è la fiducia per le sperimentazioni.

Da alcuni anni la diocesi va proponendo ‘Alfabeto della Fede’, fatto del coinvolgimento dei giovani genitori, e di una relazione tra famiglia e catechisti dove si innesca un confronto sincero sul Vangelo. Una terza strada è certamente la liturgia. Le occasioni si presentano da se e sono costanti, settimanali, feriali. La liturgia possiede una dimensione evangelizzatrice naturale, è spazio di consolazione e di recupero di speranza.

Da alcuni anni si è messa a punto una offerta di Liturgia della Parola per i fanciulli che va sotto il nome di ‘The little angels’ (I piccoli angeli), visto che non raramente i fanciulli vengono percepiti come ‘piccole pesti’ o ‘piccoli demonietti’ con i loro pianti laceranti e disturbanti…quando non vengono accolti. Tuttavia non dimentichiamo che la conversione della pastorale ordinaria in chiave missionaria rimarrebbe a livello di slogan se non fosse preceduta da una conversione personale. Va sostenuto il superamento di un clericalismo vecchio stampo che tarda a morire, come pure una collaborazione laicale supina e a rimorchio del ‘capo’. Ora, innescando la marcia del cambiamento e facendo sul serio iniziano…i guai. Il passo della corresponsabilità accelera inevitabilmente il passo del ritmo.

Ed è qui che affiorano stress e tensioni. Va tenuto presente che tali inconvenienti vengono sperimentati come over dose di lavoro, ma in realtà sono dovuti per lo più a fragilità ed immaturità che l’accelerazione mette in luce. E’ un peccato sciupare scandalosamente una marea di energie che fuoriescono da buchi e ferite delle pareti del cuore, e delle quali normalmente non si ha coscienza. Teniamo presente che figlie di una autentica conversione sono la gioiosità del tratto, la libertà del cuore e… tanta, tanta creatività e passione per l’annuncio del Vangelo.

 

Don Fabrizio De Toni

Vicario per la Pastorale

 

 

Versione sfogliabile del nuovo numero di Collegamento Pastorale da cui è tratto l’articolo di questo post.

 

 

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