Un Natale 2020 visto da Roma
scritto per un amico friulano
L’Azione Cattolica Italiana, con i suoi organismi centrali, possiede il privilegio di poter essere un ottimo osservatorio ecclesiale, culturale, sociale del panorama italiano. Nella prima ondata pandemica e nelle successive si è notata – attraverso svariati incontri su piattaforme web – una forma di resilienza diffusa. Le associazioni nei loro reticoli territoriali, sottoposte allo stress generalizzato della separazione, del distanziamento, della crisi relazionale ed economica, sono riuscite a manutentare i legami, a sviluppare forme di cura e prossimità, a moltiplicare segni di compassione e di tenerezza, a stimolare un fruttuoso scambio intergenerazionale, cercando di includere gli anziani e i meno fortunati.
S’è visto un surplus di creatività sul digital social, dove sono trasmigrate la quasi totalità delle attività. Per certi versi gli incontri si sono fatti più fitti e ampi rispetto alle tradizionali routine di vita associativa in presenza.
Sintetizzando alcuni “guadagni” maturati, mediamente si è sviluppata una sensibilità realistica sull’umano: siamo vulnerabili, piccoli, mortali, bisognosi di consolazione e di buone motivazioni – di fede innanzitutto – per reagire e guardare al futuro con speranza. Inoltre, l’esercizio al discernimento, la scrutatio della storia, comprese le storie feriali e apparentemente insignificanti di coloro che non appaiono nella cronaca, si è intensificato. Dai territori sono arrivate, e stanno arrivando, numerosissime e svariate richieste di ascolto, di formazione organizzata, di proposte di spiritualità da guidare, di ragioni per riprendere fiato e fiducia. Stiamo apprendendo come per il prossimo futuro sia necessario sviluppare delle modalità “blended” tra digitale e presenza, ovvero “non azioni miste e giustapposte” – della serie: meno incontri sul web e finalmente abbracciamoci in presenza” –, bensì di esperienze dove la tecnologia si sposa in un continuum con la modalità della presenza, prevedendo tempi più raccorciati e maggiore interattività. Per di più, e questo è ciò che ci conferma nella bontà della proposta associativa, che punta sulle mete programmatiche di Evangelii Gaudium, e quindi su una cultura della sinodalità e della fraternità, si può osservare un’AC sbilanciata sul fronte delle alleanze, pronta ad entrare nel numero di coloro che si adoperano come “artigiani di fraternità”, e narrano – prima con le mani o poi con la bocca – la bellezza e l’incanto del Mistero del Natale. Una delle riprove è il costituito Forum Lampedusa solidale
< https://www.facebook.com/ForumLampedusaSolidale/ > creato per l’iniziativa di don Carmelo la Magra, parroco di Lampedusa e Assistente dell’Azione Cattolica, il quale è riuscito a generare una rete di solidarietà aggregando credenti e non credenti, parrocchia-AC-chiese evangeliche, istituzioni, turisti, gente di passaggio. Una delle ultime iniziative – i più curiosi vadano ad approfondire utilizzando il link – è stata battezzata “La coperta di Yusuf” per celebrare in termini educativi la memoria del piccolo di 6 mesi, figlio di una 17enne, partito con la mamma dalla Guinea e morto in uno dei recenti naufragi a largo della Libia.
Mi piace terminare questo quadretto improvvisato, cucito con alcune considerazioni veloci, utilizzando l’arte. Non tutti conosceranno quest’opera di Segantini “Le due madri”, che potrebbe essere denominata “Presepe laico”. L’artista era un noto anticlericale, uomo dall’infanzia ferita, avendo perso la mamma all’età di 7 anni. Eppure qui si avvicina al cerchio della maternità con stupore. Si coglie in Segantini una ricerca “religiosa” di senso. Si noti la lampada (schermata quanto basta) collocata all’altezza del grembo delle due madri, evocazione inconsapevole del Figlio che è la vita e la luce degli uomini (cfr. Gv 1,4). Buon Natale!
Don Fabrizio De Toni