I due di Emmaus, ovvero il mistero del cuore morto e ‘rianimato’ dal Risorto. Proviamo a fissare i sentimenti dei due discepoli. Interrotti e agganciati da Gesù, che non riconoscono per sua iniziativa ma anche per loro cecità spirituale, gli mostrano una faccia triste. Il volto rappresenta la persona. Mente, cuore, volontà, financo il corpo è abitato dalla tristezza e della sfiducia. ‘Un gran peccato! La nostra speranza si è sgretolata’. Dopo i preliminari e un attento ascolto i due vengono ‘bastonati’ da Gesù: ‘Stolti e lenti di cuore’. Strano modo quello del Maestro di rincuorare. Li rimprovera senza peli sulla lingua per il cuore indurito o sclerocardia spirituale. Il cuore spento abbisogna quasi dell’elettroshock per essere stimolato. Il massaggio cardiaco avviene grazie all’azione energica della Parola: ‘Spiegò loro in tutte le scritture…’. E il cuore riparte: ‘Non ci ardeva forse il cuore…’. Vorrei trovare una immediata applicazione alla crisi contemporanea, senza scambiare il Vangelo per un prontuario per i mali di ogni stagione. Il Risorto rianima perché con la sua Parola ridà senso, riscatta dall’assurdità la vita, restituisce fiducia. E’ bene non dimenticarselo che la crisi economica è partita come crisi etica, come crisi di fiducia, e a sua volta ha generato sfiducia come un cane che si morde la coda. E’ solo uno scatto di fiducia che ci può salvare: fiducia nel domani, fiducia nella solidarietà e nell’investire per il bene comune, fiducia nel Signore che si sta concentrando su cuori raffreddati ed induriti per riaccenderli di speranza con il fuoco del Vangelo.
(Articolo pubblicato su Le Voci. Settimanale Villotta-Taiedo)