Breve commento a Lc 9,51-62. I tre scambi o dialoghi vocazionali, con il terribile: ‘Lascia che i morti seppelliscano i loro morti’, vanno letti a partire dall’atteggiamento vocazionale di Gesù. Egli ‘prende la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme’. Per sé sarebbe ‘fa la faccia dura’, ‘fissa la faccia’, ‘rende la sua faccia come pietra’. E’ come il Servo Sofferente celebrato da Isaia o come il timoniere che abbranca risoluto il timone e detta la rotta. Per il Regno non ci sono tentennamenti, o altre precedenze nemmeno di fronte alla morte e al lutto. Il cammino è tracciato e vi si entra con determinazione. Una decisione di questo profilo merita tutta la nostra ammirazione. Rivela i sen- timenti di Gesù e interpella la qualità della decisione umana, specialmente quella relativa ai progetti vocazionali. Oggi, immersi nella cultura del relativo, del part-time, dove le scelte definitive sembrano roba per rincitrulliti e per vecchietti d’altri tempi, le decisioni si fanno deboli, rivedibili, negabili nel nome della libertà, dei propri gusti e bisogni. L’incertezza regna sovrana. A chi vorrebbe mettere al bando legami e decisioni e andare dove porta il cuore, bisognerebbe ricordare che non è possibile rimanere svincolati. Se non altro si è legati a capricci e tendenze. E a quanti cercano la sicurezza assoluta prima di decidere, rammentare come le evidenze certe non sono date agli esseri umani. Esse addirittura annullerebbero uno spazio per una risposta libera. Se si capisse che la decisione e la fedeltà sono frutto dell’amore si vedrebbero molte ‘facce dure’ in circolazione, facce di innamorati, affidabili e felici!