Memoria della morte di Gesù
Meditazione liturgica sulla croce
Drammatico il quarto Canto del Servo Sofferente di Isaia: ‘Si addossò le loro iniquità’. E’ immagine ripresa dai Padri della Chiesa. Il Servo naturalmente è Gesù. Sulle sue braccia stese, sopra le sue spalle si prende il carico del male, dei nostri peccati, della cattiveria umana. Il bagaglio lo porta e lo getta lontano, ci libera mosso da misericordia. Rimane l’adorazione grata e stupita del credente.
Lettera agli Ebrei: Imparò l’obbedienza e la compassione dalle cose che patì’. Impressiona un Gesù ‘non imparato’. Anche lui è entrato in un percorso formativo. Incanta che abbia imparato non solo ad affrontare il male, o nonostante il male, ma grazie al male.
Una dura scuola. Essa può spingerci ad imparare a bestemmiare, o piegare le ginocchia, ad apprendere l’arte dell’abbandono, della fiducia , della compassione. E’ solo il patire che ci consente di com-patire, di comprendere, di provare tenerezza.
Nel Vangelo di Giovanni troviamo due sezioni: il Libro dei Segni e Il vangelo della gloria. La morte è l’epifania, lo svelamento della gloria, del ‘peso’ della misericordia di Dio. Contempliamo sulla croce un Gesù regale, trasfigurato. Nell’arresto, nel processo, e nella morte è lui che dispone e governa gli eventi. Merita proprio fare silenzio e onorare tanta bellezza… che salva il mondo!