Tanto bravo e straordinario come cantante, quanto pessimo e penoso come predicatore televisivo il nostro Celentano, avendo poi siglato almeno due clamorosi autogol in due consecutive serate sanremesi. Curiosa e confusa la sua spiritualità, checché ne dica l’amico prete. Si contesta la ‘politica’ di Famiglia Cristiana, quasi esclusivamente terrena a suo dire, e si spara sulla ‘politica di Dio’, che poi dovrebbe interessarsi anche dell’uomo e del terreno. Le considerazioni dell’improbabile guru mi solleticano a condividere una serie di valutazioni sulla/e spiritualità in circolazione nei crocevia delle nostre Parrocchie. Gettonatissima e in progressiva ascesa, quasi la number one delle top ten, la spiritualità delle bollicine o se si preferisce all’idromassaggio. Emotiva e superficiale, devozionistica e priva di riflessione. Chi la pratica se ne sente appagato e fiero. E’ di facile fruizione e gode di immediato consenso. Ricordo come uno dei suoi rappresentanti, durante una conversazione telefonica a Radio Maria, tutto tranne che Radio trasgressiva, veniva redarguito dall’anziano sacerdote conduttore. Lo speaker, credo fosse uno stagionato biblista, si infastidiva che la preghiera venisse trattata alla stregua di una potente aspirina o di un anestetico dell’anima. Un tempo in Seminario la si definiva con un termine onomatopeico la ‘Spiritualità del Ciu Ciu’. Frivola, femminea, senza spina dorsale. L’unica ambizione dei suoi addetti è: ‘Che bene che si sta!’. Accanto a questa ne sta risorgendo una trionfalistica, della serie ‘Dio è strapotente! Basta affidarsi e… se non si risolve il problema è perché si è pregato male o non ci si è fidati a sufficienza della sua fantomatica forza!’. Agli adepti di tale corrente basterebbe rispolverare l’acuto S. Paolo, amante del vero volto di Dio, non di quello deformato e sagomato in accordo con le nostre fantasie eccessivamente terrene, in quale confessava: ‘Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso’. (1Cor 2,2) Affiliati a, o filiati da, questa corrente religiosa ci sono i patiti della pastorale del risultato, rampante e concentrata ad incassare il successo numerico. Talvolta si innescano qui un concentrato esplosivo di rivalità con comunità vicine, entusiasmi e strani nervosismi parenti vicini dell’aggressività e della depressione. Oppure esistono le spiritualità a senso unico. Troppo colte e misticheggianti, incantate da ciò che vedono come Pietro sul Tabor, o in altri casi sbracate e semplicione, tese a concentrasi unicamente, rischiando di annullarsi, sulla ‘pastorale della polenta e costa’. Risultano così burlone e superficiali avendo per motto ‘Basta volerse ben e star col Papa’. Secondo me Celentano aveva intuito qualcosa di vero, andando a finire però completamente fuori strada. La spiritualità, la vita animata dallo Spirito, il credente verace, la Chiesa che profuma di Vangelo si occupa e deve occuparsi di paradiso e di inferno, di cielo e di terra, di grazia e di peccato, di luce e di tenebre, di eternità e di storia in un dialogo polare, in un abbraccio, in uno scambio incessante dove la saggezza sta nel tener insieme i due estremi senza diventare estremisti, ma costruttivi e convincenti.
4 thoughts to “Molleggiato o smolleggiato?”
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L’immagine di un monte mi incuriosisce e mi stupisce sempre.
Mi fa’ volare con il pensiero e ricordare le lunghe camminate che amavo fare in montagna. Non vedevo l’ora di raggiungere la vetta, perché sapevo che quando arrivavo lassù, si respirava ‘a pieni polmoni’ un’aria fresca e leggera, inoltre, il panorama che si apriva davanti a me, era incantevole.
Avrei voluto piantare lì la mia tenda, avrei voluto fermare quei minuti preziosi che improvvisamente si trasformavano in preghiera, in libera volontà di ringraziare Dio.
Non era possibile però, era doveroso far ritorno a casa. La discesa era sempre piacevole, diventava leggera e libera, come se lassù avessi assorbito un concentrato di luce e di bellezza.
Sapevo che rientrando nella quotidianità, non sarebbe stato sempre così bello: avrei dovuto camminare in mezzo agli altri, affrontare momenti difficili, risolvere problemi o accettare spiacevoli situazioni.
Così, credo che quel salire sul monte, quell’ascolto silenzioso, quella preghiera recitata con il cuore, più che far star bene me stessa e coccolarmi, servono ad attingere quella luce che mi aiuta poi ad affrontare le croci che la vita ogni giorno ci mette davanti.
In mezzo a tante “sparate” di Celentano ho colto e apprezzato la frase: “dobbiamo essere felici di essere nati perché abbiamo un destino di vita eterna”.
Ascoltare e seguire Gesù per dare un senso alla vita ma senza dimenticare di abbracciare la croce.
…la Chiesa che profuma di Vangelo, bellissima definizione…unica, delicata fragranza che mi piacerebbe avere sempre addosso.
Circa una quindicina di anni fa, quando mia figlia più grande frequentava le Superiori, fui testimone di un fatto che mi costernò.
Una compagna di classe di mia figlia frequentava, insieme a sua madre e sua sorella, un gruppo di preghiera, e insistette a lungo con mia figlia perché ci andasse anche lei. Così mia figlia me ne parlò e decisi di accontentarla. Una sera ci andammo e portai anche l’altra mia figlia.
Ci fu la recita del Rosario e poi la celebrazione della S. Messa. Il celebrante era un sacerdote che conoscevo perché era stato cappellano per un certo periodo qui a Prata.
Sul finire della celebrazione, il sacerdote invocò lo Spirito Santo e intonarono un canto appropriato. Immediatamente accadde qualcosa di strano che lì per lì non riuscii a capire. Qua e là c’era qualche persona che si accasciava e si stendeva sui banchi. Guardandomi intorno vedevo spuntare piedi fuori dai banchi, ovunque. Una di queste persone, una ragazza, era stesa proprio sul banco davanti a me e la vidi bene:tremava tutta e piangeva, sembrava in preda alle convulsioni.
Rimasi di stucco, le mie figlie si spaventarono, e io non sapevo cosa fare…e intanto il canto proseguiva, sembrava non finire mai.
Vidi una donna, la ‘capa’ di quel gruppo, fare il giro della chiesa, e con un sorriso compiaciuto si soffermava un attimo sulle persone distese, vittime di quello che stava accadendo.
Mi sentii terribilmente a disagio e mi chiesi dove mai fossi capitata e che cosa ci facessi lì. Mi sentivo un’estranea in mezzo a quei poveri derelitti, verso i quali sentivo una profonda compassione.
Finalmente il canto finì, e così un po’ alla volta tutte le persone distese sui banchi si rimisero in piedi, come se nulla fosse accaduto.
Appena fuori dalla chiesa spiegai alle mie figlie, allibite e confuse, che si era trattato di un episodio di suggestione collettiva.
Compresi quanto fragile e labile sia la psiche umana e a quali estremismi spirituali possa portare la nostra caducità.
L’amica di mia figlia, anche lei vittima di quella suggestione (era chierichetta e cadde lunga distesa sul pavimento, accanto all’altare), ci rivelò che quegli episodi succedevano solo quando celebrava quel sacerdote. Secondo loro quei fenomeni erano una manifestazione dello Spirito Santo che agiva attraverso quel celebrante.
Mi chiesi come poteva un sacerdote prestarsi a reggere un simile gioco. Per avere una risposta scrissi persino al Vescovo, ma quella risposta non l’ho ancora ricevuta.
Forse non sarà un buon predicatore,la dialettica non sarà il suo forte, ma quanti predicatori possono vantarsi di tale dote, quanti, pur pensando ad una cosa ne comunicano un’altra.
Non voglio soffermarmi nei dettagli della performance di Celentano, che in parte condivido e in parte no, ma in quello che ho captato al di là del, ovvero il suo forte credo nella vita eterna e nel Vangelo; voi definite curiosa e confusa la sua spiritualità, io vi rispondo:”forse”, dovremmo andare oltre ed approfondire i suoi pensieri e non limitarci a giudicarlo per un ora di discorso televisivo, si sa che fa parte del gioco alzare il tiro, esagerando, per colpire il punto.
Quanti artisti oggi mettono a nudo la loro fede? La tv oggi ci rimanda un mondo non solo senza fede ma oserei dire qualche volta anche senza umanità.
Voi parlate poi di spiritualità nei crocevia delle nostre parocchie, ne parlate in modo complesso e articolato, tanto che mi spaventava scrivere questo commento, perchè probabilmente scorrevole ma sempliciotto.
Mi sono posta nella mia vita e soprattutto negli ultimi tempi tante domande sulla fede, sto cercando la mia giusta dimensione rispetto all’essere cristiani oggi, e ad essere sincera sono ancora molto lontana, certo è che non riesco a trovare aiuto nella chiesa.
Ho la senzazione spesso, che il filtro tra Dio e noi, non funzioni tanto bene, troppe volte predica di carità ma pecca di avaria, troppe volte si avvale (e qui torniamo alle vostre considerazioni), per incombenze pratiche, di laici che la supportono,talvolta crociati che in nome di Dio e del dovere rispetto ai riti cattolici dimenticano il vero messaggio di Gesù, amore e umiltà.
Un giorno ne parlai con un don, il quale mi rispose che dobbiamo imparare a cogliere il buono che c’è in ognuno, pur condividendo questo concetto, mi ritrovo però a chiedermi fino a che punto, soprattutto quando questi sono chiamati ad insegnare la parola di Dio per cui potrebbe essere che la loro comunicazione sia storpiata.
Ho la senzazione che per la chiesa sia più facile appoggiarsi a questi perchè già bendisposti che non cercare tra chi forse è sbracato e semplicione (quello della pastorale della polenta e costa).
Ho conosciuto più di una persona di quest’ultima categoria e posso dire che spesso hanno un cuore e una generosità oltre confine, dediti alla famiglia e agli altri, ognuno a suo modo ma con Gesù nell’animo, pur nonostante, li ho sentiti talvolti accanirsi contro la chiesa, forse dovremmo farci delle domande?
Dopo tutto ciò mi sembra che l’unica cosa certa è quella di chiedere consiglio a quel piccolo grande Libro sullo scaffale, dove Gesù sembra dare tutte le risposte che cerchiamo anche se qualche volta di difficile comprensione, forse anche Celentano farà così, e ne avrà fatta una sua interpretazione o quella consigliata da qualche predicatore.
A proposito mi è piaciuta molto la vostra frase:”la saggezza sta nel tener insieme due estremi senza diventare estremisti”.
Cara Consuelo,
le critiche che muovi alla Chiesa, dimostrano che ti preoccupi per lei, che soffri per lei, e che le vuoi bene.
Secondo me la Chiesa è Santa non perché è perfetta, ma perché è una Chiesa in cammino, alla ricerca della Verità, con l’aiuto dello Spirito Santo. Un cammino molto difficile, disseminato di ostacoli, che procede lentamente, a volte sembra arretrare, ma poi prosegue. Insomma, assomiglia al cammino che ognuno di noi compie alla ricerca della Verità. Il motivo è semplice: la Chiesa è fatta di uomini, persone umane, con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Personalmente, il gesto che ho apprezzato di più nel pontificato del Beato Giovanni Paolo II, è stato quando ha chiesto perdono per tutti gli errori commessi dalla Chiesa nel corso dei secoli. Con quel gesto l’ha purificata, liberandola da tante zavorre che si trascinava dietro, e ha dato nuovo impulso al suo cammino.
La Chiesa è fatta di luci e ombre. Io penso che dobbiamo soffermare lo sguardo più sulle luci che sulle ombre, se vogliamo essere guidati nel nostro cammino. Le luci sono date da quelle persone che con il loro operato sono di esempio per tutti, come la Signora Bruna del ‘Giglio’di Porcia, di cui ha parlato Don Fabrizio nell’articolo del 20 Marzo scorso. Ma se affiniamo lo sguardo, ne scopriremo tante persone così, che magari nel nascondimento, senza clamore, sono capaci di rinunce e sacrifici per il bene della loro famiglia o degli altri.
Anche noi facciamo parte della Chiesa, e anche a noi Gesù chiede di diventare luce per gli altri. E’ questo l’augurio che ti faccio nel prosieguo del tuo cammino.